venerdì 20 marzo 2009
Alcuni frequentatori dei miei blog e forum vorrebbero creare una “società di gestione” in Svizzera o a Montecarlo, pensando che “il problema” sia solo quello iniziale di “raccolta di capitali”, ma “tutto il resto poi sia in discesa”.
Purtroppo le mie precedenti esperienze (
Questo “paradosso” è solo un banale ma intuitivo esempio che ho riportato con inaspettato successo durante una sorta di “conferenza via chat”: in due parole, se 100 “ricconi” creassero una società per azioni che costruisse una moto competitiva e si assicurasse la guida di Valentino Rossi, sicuramente dopo poco tempo nell’assemblea per azionisti i 100 “ricconi” si scotennerebbero tra loro per decidere all’ultimo voto se la moto debba essere dipinta di fucsia con gli elefantini blu, o rosa con i winnie pooh verde oliva……
Ma “il peggio” lo si raggiungerebbe a fine assemblea, quando sicuramente gli azionisti di maggioranza pretenderebbero di insegnare a Valentino Rossi come “angolare” la moto in curva…..
La stessa cosa accade quando si radunano 100 azionisti in una società di gestione: tutti arrivano inferociti perché “l’amico della banca” ha dimezzato loro il capitale in soli 12 mesi, frustrati perché non hanno ovviamente avuto gli attributi per pretendere giustizia e sono stati anzi “costretti” ad investire ancora con gli stessi incapaci (“altrimenti che figura ci facevo…..”), e quindi pieni di rabbia, rancori e “voglia di rifarsi”, ma purtroppo più dal punto di vista dell’orgoglio che da quello del portafoglio.
E così alla prima riunione “condominiale”, anziché adattarsi a regole consolidate per poi seguire i “consigli” di chi lavora da anni nel settore ottenendo risultati irraggiungibili, ci si divide in 2 o più “fazioni” e a metà riunione si arriva al coltello per poter chiamare la società “Pizza&Mandolino”, per poi terminarla con dei “diktat” operativi nei confronti dei veri “motori” della società (senza i quali la società fallisce in un amen).
Per carità, se uno o più investitori sono in possesso del 51% della regolare assemblea degli azionisti, è moralmente e legalmente giusto che esercitino il loro sacrosanto diritto ad imporre la denominazione della società, ad imporre l’analisi tecnica al gestore, ad imporre decine di riunioni inutili e costose in giro per l’Italia per “accontentare tutti gli azionisti da qualunque città provengano”, ad imporre pareti fucsia per gli uffici, ma, evidentemente, a fine riunione i “motori di successo” saranno fuggiti e il loro posto verrà preso da falliti che hanno dimezzato i soldi dei loro clienti negli ultimi 12 mesi.
E la società farà molto presto la stessa fine.
E questo purtroppo perché il successo di un progetto di questo genere passa per alcuni “punti fermi” che non possono essere messi minimamente (o parzialmente) in discussione, e che occorre quindi prevedere in uno “statuto societario” che venga legalmente riconosciuto come “intoccabile” da qualunque azionista voglia entrare nel progetto.
E’ questo il “vero problema”, non certo “raccogliere i capitali iniziali” in un momento come questo nel quale milioni di italiani (ma anche svizzeri) fanno i conti con la metà dei soldi che possedevano 12 mesi fa.