mercoledì 29 dicembre 2010

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Trucchi nella misura dei ghiacci artici

Quale estensione dei ghiacci?

Scritto da Tore Cocco il 14 - gennaio - 201013 COMMENTI
Come sempre controllo la situazione in giro per il mondo, compresa l’estensione glaciale, ebbene, siamo abituati a discutere della bontà dei dati di temperatura, assai scarsa come sappiamo, ma che mi ricordi non si è discusso mai molto della bontà dei rilevamenti dell’estensione glaciale. Da anni mi accorgo della presenza di discordanze nell’estensione glaciale visibili nelle mappe di diversi siti, e la cosa mi ha sempre dato un pò fastidio. Ma oggi hanno esagerato e francamente a mio avviso hanno superato il limite. Guardiamo per prima cosa la carta riproposta dal Meteogiornale,

Per prima cosa noterete che da questa ricostruzione (dai dati satellitari) appaiono delle coperture glaciali nell’intero golfo di Finlandia e nel mar baltico tra Germania Danimarca e Svezia. Soffermiamoci su queste coperture ed andiamo a visionare le altre mappe odierne:

vedete che come per magia il golfo di Finlandia non è ricoperto dai ghiacci, se non in minima parte in prossimità delle coste, e in particolare guardando più ad ovest scompaiono totalmente i ghiacci tra Germania e Danimarca; inoltre anche il golfo di Botnia presenta una minore estensione dei ghiacci rispetto alla mappa precedente. Osserviamo ora il nord America:

Dal confronto di questa mappa con la prima riportata dal Meteogiornale vedrete che mancano i ghiacci nella foce del fiume San Lorenzo, inoltre alcuni laghi canadesi appaiono solo parzialmente ghiacciati. Potremmo continuare anche in altre zone ma fermiamoci ed analizziamo la cosa. Iniziamo col prendere le mappe NOAA

come vedete anche se l’immagine è piccola il golfo di finlandia è interamente ghiacciato, ma non vi è traccia alcuna dei ghiacci germanici.Tornando in nord America

possiamo vedere che i laghi canadesi sono completamente ghiacciati (da tanti giorni!) e non parzialmente come mostrato nelle mappe dell’università dell’Illinois, ma non vi è traccia di ghiaccio alla foce del San Lorenzo; in compenso ci è dato vedere del ghiaccio nei grandi laghi americani. Dalle mappe riportate dal sito tedesco Wetterzentrale


vediamo che magicamente scompaiono i ghiacci nel golfo di Finlandia, si percepiscono a malapena dei ghiacci tra Svezia e Danimarca, mentre la banchisa si distanzia di molto dall’Islanda rispetto alle altre mappe, mentre dalla mappa europea si vede che sul continente nordamericano non sono segnati ghiacci nel fiume San Lorenzo, e cosi via si potrebbe proseguire oltre alla ricerca delle differenze. Il morale della favola è: mappa che vai ghiacci che trovi, e questo non è assolutamente accettabile, non è possibile che in alcune mappe i ghiacci nel nord del mar Caspio siano completamente assenti in altre ce ne sono pochi ed in altre ancora sono estesi, e lo stesso dicasi per il Lago Bajkal in siberia (che è ghiacciato completamente tra gli ultimi giorni di dicembre ed i primi di gennaio, moderatamente in anticipo).
Per spiegare la cosa si potrebbe dire che le mappe non vengono aggiornate alo stesso momento, le NOAA sono le prime, poi vengono le altre anche con 24 ore di scarto, capita che la rappresentazione grafica del valore soglia tra ghiaccio e mare freddo sia diversa, alcune mappe poi non considerano ghiacci extra marini o troppo a sud, ma anche tenendo conto di tutte queste cose non si riesce a far quadrare i conti ed avere una rappresentazione univoca della situazione reale; ci sono sempre delle incongruenze nelle mappe, sia tra quelle dei vari istituti sia all’interno di un istituto tra mappe elaborate in periodi precedenti.
Alla fine rimane una sola domanda: Quant’è la reale estensione dei ghiacci? Ci stressano tanto con la storia del deficit ma quando si va a vedere nel concreto nessuno sa darci per certo il valore dell’estensione glaciale. Ad esempio guardiamo il grafico dell’università dell’Illinois:

finalmente dopo anni il primo gennaio hanno parzialmente modificato la rappresentazione grafica ed ora possiamo vedere l’andamento dei 2 anni precedenti e il confronto con la media dei dati (che partono dal novembre 1978). Con nostra sorpresa vediamo che i dati, espressi in milioni di kmq hanno 3 cifre decimali, quindi vengono arrotondate le estensioni al migliaio di Kmq; potrebbe andar bene ma poi ci si rende presto conto che solo il golfo diFinlandia ha una superficie di 29,500 kmq quindi in pratica, considerando tutte le “anomalie” le omissioni o gli incrementi falsi nei ghiacciamenti su tutto l’emisfero, dovremmo andare ad influire sulla prima cifra decimale, ovvero sulle centinaia di migliaia di kmq; Il gioco sta tutto qui, mascherando il ghiacciamento di porzioni marine si può tenere arbitrariamente alto o basso il deficit di copertura glaciale, con buona pace della realtà dei fatti. Ma la vera faccia tosta sta nel propinarci un numero alla 3 cifra decimale ed aggiornarlo quotidianamente, in modo da dare la parvenza dell’alta professionalità e dell’alta accuratezza del dato. In alcuni enti come all’università dell’Illinois sono cosi tanto professionali, cosi distaccati da una qualunque linea di pensiero che, come è accaduto nel settembre 2007, hanno modificato persino la pagina principale per dare enfasi ai proclami scritti appositamente per l’occasione dal gruppo di ricerca riguardo al minimo di estensione glaciale, in modo da poter dare l’allarme per il futuro…già, Allarme-Futuro…allora vi invito a guardare nuovamente l’ultimo grafico.
Notate la differenza di andamento dell’estensione glaciale attuale rispetto alla media trentennale, notate che il deficit di copertura è essenzialmente estivo, e questo è dovuto allo scarso spessore del ghiaccio, ma di questo si parla fin troppo, ma la cosa più importante è la pendenza delle curve di ghiacciamento autunnale. Il ghiaccio della banchisa è essenzialmente di acqua dolce, perché nella fase di ghiacciamento del mare si ha un flusso salino che viene concentrato nelle sacche sotto la crosta ghiacciata con la formazione di ghiaccio dolce e strati d’acqua ad aumentata salinità, cosi nella parte bassa della banchisa in nuova formazione l’acqua relativamente salata che non viene intrappolata nel ghiaccio va a produrre acque saline che sprofondano per la densità, col risultato totale di rendere la superficie relativamente dolce.
In estate quando il ghiaccio fonde lascia l’acqua dolce e meno pesante in superficie, quindi nell’autunno seguente il processo di ghiacciamento è relativamente più semplice. Ma focalizziamoci sui flussi di energia. La pendenza del ghiacciamento nel grafico indicato è maggiore nei nostri autunni rispetto a quelli passati, ma una formazione massiva di ghiaccio significa una sola cosa: una liberazione massiva di calore latente, che viene quindi pompato in atmosfera riscaldandola e limitando di conseguenza la rapidità del ghiacciamento (feedback negativo). Ma seguendo i fenomeni nel giusto verso causa-effetto dobbiamo domandarci: da dove viene il freddo necessario alla più rapida formazione dei ghiacci rispetto alle epoche passate? Se i poli fossero più caldi rispetto al passato la curva di ghiacciamento avrebbe dovuto essere più o meno parallela a quella passata e solo slittata verso il basso; invece ogni autunno si formano km cubi di ghiaccio in più rispetto al passato a parità di tempo e nessuno si prende la briga di spiegare da dove viene il freddo necessario a far ciò.
In autunno l’aria fredda non può venire dalle terre circostanti ancora calde, perciò per esclusione rimane una sola risposta: La massiva formazione di ghiacci autunnali è possibile solo per via del fatto che il bilancio energetico polare verso lo spazio è più negativo che nelle decadi passate.
Questa soluzione a sua volta può avere diverse cause, la prima è che la temperatura apparente del cielo sia più bassa, ossia ci sia una maggiore trasparenza atmosferica all’infrarosso. Un’altra spiegazione può essere fatta all’opposto, ovvero la trasparenza all’infrarosso è la stessa ma l’input energetico dal sole è minore con conseguente bilancio energetico negativo. Torniamo allora al grafico, se la temperatura apparente del cielo fosse più bassa allora la maggiore pendenza della curva di ghiacciamento dovrebbe durare per tutto l’inverno. Invece non è cosi, vediamo che finito l’autunno la pendenza si allinea a quella passata (nella versione precedente del grafico erano segnati i mesi). Questo significa che la pendenza di ghiacciamento è maggiore che in passato solo quando il sole è ancora presente all’orizzonte.
Allora non rimangono che due possibili spiegazioni: o l’attuale atmosfera è più torbida (l’energia in input arriva in obliquo percorrendo un grosso spessore di atmosfera, mentre l’energia in output è sempre perpendicolare alla superficie quindi è poco influenzata dalla torbidità atmosferica) o il sole è in qualche modo più fiacco che in passato, o al massimo entrambe le cose.
In definitiva a dispetto dell’estensione attuale dei ghiacci, dalla pendenza delle curve di ghiacciamento autunnale sembra che la situazione sia migliore che in passato, in fondo l’estensione totale dei ghiacci è indice dei climi passati (il caldo è stato decadi fà) mentre la curva di ghiacciamento è indice del clima presente.