domenica 27 settembre 2009

Italia dei valori è veramente così pulita come sostiene? Può dunque Di Pietro elevarsi a moralizzatore della politica italiana o è come tutti gli altri se non peggio?

Fare la morale agli altri è facile, non fare altrettanto si vede sia impossibile... complimenti a Di Pietro e a chi lo segue.


Affare De Gregorio primo caso di trasformismo nella passata legislatura che dopo essere stato eletto e nominato presidente della commissione difesa del Senato da Italia dei Valori è passato nelle fila del centrodestra.


Già precedentemente Democristiano e Forzista, presidente di Italiani nel Mondo movimento nato dal commercialista e con giri virtuosi divenuto da produzione d'articoli in pelle, a movimento politico con flussi discutibili di denaro e soprattutto d'assegni a vuoto.


Il giornalista De Gregorio tra l'altro viene precedentemente chiamato a resuscitare L'Avanti, gli articoli d'apertura sono eloquenti un elogio a Craxi e un attacco a Di Pietro.


Quindi i casi sono due, o Di Pietro è stupido, oppure qualcosa di marcio c'è?

E' impossibile che non sapesse nulla di De Gregorio prima di candidarlo.

E cosa pensasse di Paride Martella, ex presidente della Provincia di Latina arrestato nell'ambito dell'Inchiesta su appalti truccati della Acqua latina: un giro da 15 milioni di euro, anch'esso esponente di Italia dei Valori ed indagato per concussione e associazione mafiosa.

Franco La Rupa, nel 2005 è stato indagato dalla Procura di Paola per presunti brogli elettorali e illeciti nell’utilizzo di fondi della legge 488, mentre l’estate scorsa lo ritroviamo coinvolto nell’operazione «Omnia», indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.


Il Pm s’è battuto per l’arresto, il gip si è opposto.


La Rupa viene nuovamente in seguito nominato nell’inchiesta «Nepetia» per collusioni con la ’ndrangheta perché avrebbe favorito la cosca Gentile.

In Liguria due consiglieri su tre hanno avuto problemi giudiziari. Gustavo Garifo, capogruppo provinciale dell'IDV di Genova, lo hanno ammanettato a ottobre per aver lucrato sugli incassi delle multe.

Andrea Proto, consigliere comunale, reo confesso, ha incassato una condanna a un anno e nove mesi per aver raccolto la firma di un morto.

Quanto a Giuliana Carlino, consigliere comunale Idv, indagata per averne falsificato migliaia di firme, Di Pietro si è scagliato contro l’ipocrisia della legge e nonostante fosse «iscritta» l’ha candidata alle comunali.

Per corruzione aggravata è entrato in carcere il segretario Idv di Santa Maria Capua Vetere, Gaetano Vatiero, che secondo i magistrati favoriva alcune Spa in cambio di quote societarie.

E che dire di Mario Buscaino, già sindaco di Trapani, nel luglio del 1998 accusato di concorso in associazione mafiosa per voto di scambio.

Il filone è quello dello smaltimento dei rifiuti che secondo gli inquirenti era totalmente controllato dai boss Virga e Santapaola.

Tre anni dopo beccò 10 mesi di reclusione per infrazioni di carattere amministrativo sul funzionamento di due discariche.

Sette anni dopo, fuori dall’Idv, Buscaino corse con la Margherita ma inciampò in un’altra storia di mafia a appalti.

Così Fabio Giambrone, coordinatore siciliano del partito dell’Idv, pretese il ritiro della candidatura dell’ex collega di partito: ma di fronte alla conferma della fiducia a Buscaino da parte dell’Ulivo, l’Idv non protestò più di tanto.

Tra i dipietristi c’è anche chi è accusato di aver preteso dai propri collaboratori una percentuale delle loro retribuzioni.

È il caso di Maurizio Feraudo, consigliere regionale calabrese, indagato per concussione (per anni avrebbe preteso la corresponsione di un tot sullo stipendio da un suo autista) e truffa, causa domande di rimborso su missioni mai compiute.

Feraudo è stato contestato perché, come componente della commissione regionale antimafia, ha espresso solidarietà a Pietro Giamborino, inquisito nell’operazione antimafia «Rima».

A Foggia, invece, l'ex assessore ai Lavori pubblici e coordinatore provinciale del partito, Orazio Schiavone, è stato condannato a un mese e dieci giorni per esercizio abusivo della professione.

Un altro ex assessore dell’Idv, questa volta a Pescara, e rimasto coinvolto nell’inchiesta «Green Connection» sulla gestione del verde pubblico: è Rudy D'Amico, accusato di associazione a delinquere, abuso d'ufficio, tentata turbativa d’asta e tentata corruzione.

E ancora. Vincenzo Iannuzzi, ex sindaco di Lungro (Cosenza), condannato nel 1992 per «falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale» e riabilitato dal tribunale di sorveglianza di Catanzaro qualche anno dopo: Di Pietro l’ha premiato candidandolo al Senato.

Giuseppe Soriero a cui il foglio calabrese «Il Dibattito» ha dedicato spazio per l’imbarazzata testimonianza al processo di Palmi sulle infiltrazioni mafiose al porto di Gioia Tauro.

L’importante esponente Idv si sarebbe rifiutato di fare il nome del mafioso suggeritogli da un imprenditore per evitare ritorsioni.

Per un partito nato con l'intento di moralizzare la politica certamente è già abbastanza, soprattutto quando con lo slogan “parlamento pulito” assicurava di non avere delinquenti tra le sue fila, ma non è finita...

E se l’Idv, ufficialmente afferma di «ripudiare la P2 e similari associazioni che tendono a sostituire il potere legale con un potere senza consenso democratico», proprio nell’Idv si materializza un ex piduista.

È Pino Aleffi, tessera 762 della loggia di Licio Gelli, candidato in Sardegna.

C’è poi Giuseppe Astore, deputato e coordinatore regionale in Molise, coinvolto nel 1989 nell’inchiesta sull’Erim (Ente risorse idriche molisane) poi uscito dal processo.

Per l’ex tesoriere dell’Udeur passato con l’Idv, Tancredi Cimmino, nel 1998 fu chiesto prima il suo arresto e poi il rinvio a giudizio per associazione camorristica, falso e peculato per appoggi elettorali del boss Carmine Alfieri.

L’arresto fu negato, poi prosciolto.

Aldo Michele Radice, portavoce Idv in Basilicata, consigliere del ministro Di Pietro, è invece alla sbarra dal 2006.

Il Pm ha chiesto 9 mesi per una storia simile a quella di lady Mastella: la raccomandazione di un manager sanitario.

Poco prima della presentazione delle liste 2006, Di Pietro fu costretto a rinunciare alla candidatura di Alberto Soldini, contestato presidente della Sambenedettese calcio: gli ultrà gli tirarono addosso pietre e sputi.

La black list continua con Sergio Scicchitano, avvocato personale dell’ex Pm, e dal 20 luglio 2006 membro del Cda dell’Anas con Di Pietro ministro delle Infrastrutture.

Candidato nel 2001 al Senato e capolista, nel 2005, alle regionali del Lazio, Scicchitano è il liquidatore giudiziale della Federconsorzi, il cui crac coinvolse 15mila risparmiatori.

Sul sito di Tonino i fan accusano Scicchitano di non aver eseguito, in almeno due casi, sentenze passate in giudicato che risarcivano in parte i piccoli risparmiatori.

A dirla tutta, nel 2002, Scicchitano viene anche nominato dal comune di Roma delegato per la tutela dei consumatori.

Carlo Rienzi, presidente del Codacons, non la prende bene: «La nomina di Scicchitano è illegale, rappresenta il pagamento di un debito politico da parte di Veltroni all’Idv per il suo appoggio politico».

Voto di scambio, per dirla coi Pm di Napoli.

In oltre, ricordate quando Di Pietro attaccava frontalmente il collega Mastella accusandolo di Nepotismo, ovvero d'aver favorito famiglia e figlio?

Analogamente si scagliò contro Visco e l'assunzione di suo figlio in Sviluppo Italia (una delle tante inutili aziende mangia soldi italiane); cosa pensare dunque del fatto che il “moralizzatore” usi due pesi e misure?

Vale per Mastella e suo figlio, vale per la famiglia Visco, ma non vale per lo stesso Di Pietro soprattutto per suo figlio Cristiano Di Pietro, consigliere regionale a Campobasso, che su delega del presidente della Provincia era stato incaricato di partecipare al tavolo che si è tenuto al ministero delle infrastrutture con il papà Ministro Antonio Di Pietro, riducendo il tutto a una riunione di famiglia.

Anche lo stesso Di Pietro è indagato dalla Procura di Roma - con la tesoriera del partito, l’onorevole Silvana Mura - per truffa aggravata, appropriazione indebita e falso in un procedimento che cerca di fare luce sulla gestione delle risorse finanziare dell’Italia dei Valori.

L’ex Pm è «sotto processo» anche all’ordine degli avvocati di Bergamo perché quando lasciò la magistratura per fare il legale, prima difese il suo miglior amico accusato della morte della moglie a Montenero di Bisaccia, eppoi si costituì parte civile nello stesso procedimento.

Tradendo due volte: l’amico e il cliente.

Non sono pochi dunque i seguaci di Antonio Di Pietro su cui pendono inchieste, richieste di condanne, sentenze avverse, sono tante le ombre su Italia dei Valori a dispetto del nome.

Fare la morale agli altri è facile, non fare altrettanto si vede sia impossibile... complimenti a Di Pietro e a chi lo segue.

Loris Modena

Fonti: il Giornale, La casta di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, la Stampa, la Repubblica.

Approfondimenti: Di Pietro moralista: Idv zeppo di inquisiti di Gian Marco Chiocci - il Giornale

Mani Pulite, volano i coltelli

di Laura Cesaretti

Ohibò, c’è del marcio pure nel magico mondo dell’eroe di Mani pulite.

E se a scoprirlo è la bibbia dei girotondini, Micromega, c’è davvero qualcosa che non va.

È stata proprio la rivista diretta da Paolo Flores D’Arcais, nel numero appena uscito, a mettere sotto inchiesta il partito personale di Tonino Di Pietro: trenta pagine, fitte di nomi, storie e dati.

E si scopre, così, che Italia dei valori è una sorta di vaso di Pandora di tutte le nequizie da prima Repubblica e da cattiva politica rinfacciate instancabilmente agli avversari.

Un partito pieno di voltagabbana, transfughi politici di ogni stagione e schieramento,
inquisiti, sospetti camorristi, ras locali, tesserati fantasma, federazioni commissariate, amanti di dirigenti poi candidate alle elezioni.

Ce n’è per tutti i gusti.

Il coordinatore di Foggia Orazio Schiavone è stato condannato per «esercizio abusivo della professione odontoiatrica».

Cavava denti senza licenza, si immagina, ma poteva vantare a suo merito un cugino dentista vero, Nello Di Nardo, che Di Pietro si è prima portato come collaboratore al ministero delle Infrastrutture (a occuparsi di ponti?) e poi ha promosso senatore.

C’è il famoso deputato Americo Porfidia, indagato dalla Dda di Napoli per 416 bis: associazione a delinquere.

C’è Domenico D’Elena, candidato 2008 al Senato, rimosso da sindaco di un paese campano per «contiguità con la camorra» e con precedenti penali per assegni a vuoto, concussione, blocco stradale e il solito 416 bis.

C’è il segretario Idv di Santa Maria Capua a Vetere Gaetano Vatiero, arrestato per tangenti.

C’è pure il parlamentare e ras ligure Giovanni Paladini che si è innamorato di una certa Marilyn (Fusco) e ha fatto di tutto per mandarla al Parlamento europeo.

Tentativo bruciato dall’incauta ragazza, andata in tv a lamentare che «è in atto una persecuzione contro Berlusconi» e sconfessata da Idv.

La conclusione di Micromega è spietata: Idv è in piena «deriva partitocratica» e, se non si «rinnova radicalmente» fino alla «rifondazione», avrà lo stesso «mesto declino del Pd».

Brutta fine, perché del Pd Flores butterebbe tutto, tranne Ignazio Marino. Indicato quale «unica speranza» del partito, e ampiamente intervistato come il nuovo Moretti, quello di piazza Navona e del «con questi dirigenti non vinceremo mai».

Ma perché l’organo dei giustizialisti si mette contro il partito dei giustizialisti?

La risposta è semplice, e a sentire i ben informati di Idv è causa di «grande preoccupazione» per Di Pietro.

Che si è infuriato per la perfida inchiesta di Micromega che lo presenta come l’autocrate di un partito di clan e di riciclati, colpevole primo della sua «deriva partitocratica».

Il problema è che l’ex pm, per la prima volta, si ritrova con un concorrente in casa, desideroso di fargli le scarpe: Luigi De Magistris.

Ex pm pure lui, molto invitato in tv e incoronato da un exploit elettorale che lo ha visto battere in quasi tutte le circoscrizioni lo stesso Tonino.

Un exploit, gli ricorda Flores nell’intervista che correda l’inchiesta, che «ti dà un ruolo di leader cui non ti puoi sottrarre».

E De Magistris, pronto: «E al quale non ho nessuna intenzione di sottrarmi».

È lui il «rinnovatore» individuato per succedere al troppo equivoco Di Pietro.

Il quale, confida un dirigente Idv, «è in allarme, si sente minacciato e reagisce blindando sempre più il partito con i suoi scudieri».

E disinnescando le possibili trappole: il primo congresso della storia di Idv, chiesto a gran voce dall’ala filo-rinnovamento, si terrà alla vigilia delle Europee e non voterà nulla: «Discuteremo solo di programma», ha sancito Tonino.

Quindi non di lui.