mercoledì 12 maggio 2010
era la più grossa vittima della mafia»
«Mi disse che certa gente si era accreditata con forza
alla sua corte per poi condizionarne le scelte»
ROMA - «Per mio padre Silvio Berlusconi è la più grossa vittima della mafia». Lo ha dichiarato Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito (condannato per mafia e morto nel 2002), nel corso della presentazione a Roma del libro 'Don Vito', scritto insieme al giornalista Francesco La Licata. Su Berlusconi, spiega Ciancimino jr, «non ho mai cambiato versione. Quando mio padre mi parla di lui, è il 22 luglio 1998. Sono io stesso a sollecitarlo, perché quel giorno si leggeva di Umberto Bossi che diceva che Berlusconi è mafioso e che viene a Milano con i soldi mafiosi. Mio padre mi dice a quel punto che Berlusconi è la più grossa vittima della mafia, ma - aggiunge - soggetti vicini a lui sono a conoscenza di situazioni antecedenti alla sua discesa in campo e riescono ad influenzarne le scelte». «Io - sottolinea ancora il figlio di Ciancimino - non ho mai sentito dire da mio padre che Berlusconi avesse frequentazioni con mafiosi: lui ha sempre detto che certa gente si era accreditata con la forza alla sua corte per poterne poi condizionare le scelte». Massimo Ciancimino
IL SIGNOR FRANCO - Ciancimino jr parla anche del cosiddetto "signor Franco", «l'uomo dei servizi sempre vicino a mio padre», «il burattinaio sfuggente e occulto dell'intera attività politica e imprenditoriale» dell'ex sindaco di Palermo. «Io so chi è - afferma - ma è rischioso raccontare cose di cui non si hanno supporti cartacei. Di cose ne so tante, che non ho scritto sul libro, su Franco e anche su altri illustri personaggi, ma quando tocchi livelli così alti devi avere una documentazione a supporto. Il rischio è quello di lasciare a mio figlio, in caso contrario, l'eredità di un padre mitomane». Quello stesso figlio «al quale devo spiegare perché mi arrivano cinque proiettili di kalashnikov» e perché «continuano ad arrivarmi nuove minacce ogni giorno».
«MIO PADRE AMMAZZATO» - A proposito della morte del padre, Ciancimino jr afferma di avere «la certezza che sia stato ammazzato». «Mio padre, dopo aver fatto un verbale con il dottore Ingroia e il dottor Caselli - ricorda - su mia sollecitazione, non credendo alla concretezza delle istituzioni della lotta alla mafia, disse proprio a Caselli: 'io sono famoso per il mio cognome, e perché mantengo quello che dico: quando le riuscirà a condannare anche il senatore Andreotti anche a un solo giorno di carcere, dopo 24-48 ore mi chiami e cominceremo a parlare del terzo livello. Andreotti - conclude Ciancimino - fu condannato a Perugia il 18 novembre del 2002, mio padre morì il giorno dopo, non ha avuto nemmeno 24 ore. E io che gli avevo parlato la sera e l'avevo trovato tranquillo, l'ho ritrovato il giorno dopo in un sacco di juta, con la casa chiusa e l'autopsia già eseguita».
11 maggio 2010