giovedì 13 maggio 2010

Quando il sindacato aiuta a rubare Stampa E-mail
Scritto da Mauro Mellini
giovedì 13 maggio 2010
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giustiziagiusta
-Secondo una notizia giornalistica di qualche giorno fa, metà dell’affitto (500.000 Lire) della casa che l’allora vice-presidente della Regione Emilia Romagna, Pierluigi Bersani aveva a Bologna, era pagato dallo I.A.L. (Istituto Addestramento Lavoratori) facente capo alla C.I.S.L., ed ampiamente sovvenzionato con fondi C.E.E. Il fatto è inquietante, al di là della questione, certo non commendevole, del “vizietto” che sembra colpire molti uomini politici, relativo a strani privilegi in fatto di case. Oltre tutto, infatti, la C.I.S.L. era certamente allora (1991) di “area” diversa da quella di Bersani. Misteri della trasversalità di privilegi e generosità di chi maneggia denaro pubblico.
Ma, in questo caso è il fatto che sia stato uno dei tanti enti che dovrebbero tutelare specifici interessi dei lavoratori (nel caso quello all’addestramento professionale, compito di carattere tipicamente pubblico) a farsi strumento di illecite e poco chiare elargizioni a beneficio privato di appartenenti alla classe politica a suscitare fastidio ed allarme più ancora che riprovazione.
Un caso non isolato che ha avuto negli anni della Prima Repubblica precedenti ancor più vistosi ed ai quali si cercò di mettere una toppa colorata con incredibili e solide acrobazie addirittura sul piano legislativo.
Ero deputato e facevo allora parte, non ricordo bene, non avendo presente quale fosse l’anno, della Commissione Giustizia o di quella Affari Costituzionali.
Per puro caso venni a sapere che in Commissione Lavoro si stava in gran fretta discutendo (si fa per dire) in sede legislativa una strana legge di “interpretazione autentica della D.L.L. 29 luglio 1947 n. 804 sull’istituzione dei Patronati dei Lavoratori”.
La storia di leggi che si volevano far passare come di “interpretazione autentica” (e quindi, sostanzialmente retroattive) mi faceva sempre rizzare le orecchie, specie dopo che, per far fronte ad una autentica baggianata di un pretore che pretendeva di assoggettare alle norme sugli uffici di collocamento dei lavoratori (quindi con… le quote invalidi, sordomuti etc.) l’”acquisto” dei calciatori da parte delle squadre, si era risposto con una non meno esilarante baggianata, cioè con un decreto legge di “interpretazione autentica del regime del reclutamento dei calciatori”.
Mi informai (per quel che mi fu possibile) e venni a sapere che si intendeva togliere ai Patronati dei lavoratori, che oramai ogni Sindacato aveva istituito come sua emanazione, dopo la scissione di quello unico C.G.I.L. del 1948, e con effetto retroattivo, il carattere di ente pubblico per salvare da un’accusa di peculato, pendente alla Procura della Repubblica di Roma, pressoché tutti i segretari delle Confederazioni sindacali, che avevano fatto, a quanto si diceva, man bassa dei soldi dei “rispettivi” Patronati.
Assurda era quella “interpretazione autentica” non di una norma di incerto significato ed applicazione, ma di una “natura giuridica”. Ed assurda anche la pretesa di valersene per scongiurare l’accusa di peculato a quei potentissimi personaggi. Oltretutto perché il peculato poteva essere commesso anche nella gestione da parte di un ente privato di denaro pubblico.
In realtà quella dei Patronati era un vero bubbone di allegra amministrazione. Lo Stato pagava un tot per ogni lavoratore assistito giudizialmente. Questo sistema per più motivi e per via di espedienti vari, “moltiplicava” le cause. Tra gli avvocati del Patronato non mancavano quelli che trovavano il modo di farsi pagare dai clienti che dovevano, invece assistere gratuitamente essendo pagati con denaro pubblico. E poi (e questa era il motivo dell’inchiesta della Procura) pare che i Sindacati considerassero i Patronati come “casa loro” anche per quel che riguardava la cassa.
Intervenni (senza diritto a voto) nella discussione in Commissione Lavoro, parlando chiaro, sia sull’impossibilità di far passare quel pasticcio come una vera “interpretazione autentica”, sia per deplorare il marchingegno per coprire responsabilità penali. Risposta corale (fuori verbale) “e che vuoi mandare in galera tutti i dirigenti sindacali?”. Non soltanto non si voleva mandarli in galera, ma non si voleva (e si poteva) impedire che si risapesse dei fatti e di quella poco commendevole commedia legislativa.
La legge, manco a dirlo, passò, credo all’unanimità.
Poco tempo dopo approdò alle Sezioni Unite della Cassazione un ricorso per regolamento di giurisdizione. Un ex dipendente di un Sindacato aveva adito il T.A.R. e gli era stato risposto che il Patronato era (ed era… sempre stato, come da legge di “interpretazione autentica”) un ente privato. Quindi, che andasse dal Giudice Ordinario.
Le Sezioni Unite dissero quel che dovevano dire: che quella legge non era di interpretazione autentica, pertanto non poteva avere effetti retroattivi sulla natura del rapporto di impiego. Ma, aggiunsero pure che quell’ovvia conclusione non doveva essere una sorpresa per i Legislatori, perché dai lavori preparatori acquisiti per la discussione risultava che un certo deputato Mellini aveva spiattellato chiaro e tondo che quella della interpretazione autentica era un grossolano ed inconcludente marchingegno.
Avanti alla Procura della Repubblica di Roma la cosa finì senza danno per i disinvolti tutori degli interessi dei lavoratori, non so come e perché. Forse, così qualcuno mi disse, essi poterono giovarsi del “rimaneggiamento” della parte dal Codice Penale effettuato con la legge 26 aprile 1990 n. 86 nella parte relativa ai reati contro la Pubblica Amministrazione. Chi sa se la preoccupazione perché i dirigenti sindacali “non andassero tutti in galera”, che era stata apposta alle mie inutili rimostranze per quel primo conato di via di fuga legislativa, non abbia pure contribuito all’evoluzione della nostra legislazione al riguardo.
Ma, quel che è più rilevante e sconcertante in tutta questa storia, è che non una parola su tutto questo maneggio giudiziario-legislativo sulla “leggina” mal congegnata, sulla sentenza delle Sezioni Uniti etc. etc. sia stata fatta sulla stampa.
La classe politica di allora si stava ottusamente scavando la fossa. Non l’ha scavata a certi metodi, alla disinvoltura ed al malcostume. Si vede.