giovedì 6 settembre 2012



Caro Server1980, quando nelle piazze italiane scoppiava il ’68, a Bologna le maestre dell’asilo e delle elementari, se volevano lavorare, dovevano obbligare con la forza noi bambini a cantare la nuova hit del momento, “bella ciao”.

Quando il preside ebbe l’ardire di sospendere me e un amico perché avevamo sostituito “ooooh partigianoooooo…. Portami viaaaaa” con un “e chi non saltaaaaaa... è un comunistaaaaaaa…”, mio padre mi regalò una maglietta con scritto “caro comunista, mio nonno divenne partigiano vent’anni prima che il tuo tradisse sul Don”.

A distanza di oltre quarant’anni da quei tempi, ci sono ancora alcuni miei ex compagni di classe che, quando mi incontrano, mi ringraziano per aver creato quel tremendo casino (risoltosi solo perché gli edifici della mia scuola elementare confinavano con la caserma dove i soldati giravano ancora armati….), poiché la allucinante reazione dei rispettivi nonni dimostrò loro che “era meglio informarsi”, facendoli scampare alla più grande presa per il culo della storia d’italia.

Cosa scoprirono ai tempi del liceo, quando poterono per la prima volta leggere “quello che gli pareva”?

Scoprirono che l’emilia romagna aveva a percentuali più che bulgare, mai viste né prima né dopo, “tifato per il duce” per oltre vent’anni, che per oltre vent’anni nella loro cara città esistettero solo 8 partigiani antifascisti, tutti “bianchi”, che il primo “rosso” dovettero importarlo nel gennaio ’44 (…….) dalla Puglia per fargli lanciare una molotov difettosa contro il comando tedesco di Villa Spada a due passi dall’attuale stadio, che i tedeschi non reagirono in alcun modo a questa azione poiché consapevoli che “più fedeli dei bolognesi non ce n’era di certo”, tant’è che l’hinterland bolognese contribuì con percentuali di adesione irraggiungibili per il resto dello stivale alle “guerre del duce (la loro luce)”, soprattutto in russia ed africa, e che quindi la città più fedele al pazzo di Predappio si era guadagnata quotidianamente per vent’anni sul campo una sorta di “intoccabilità” che non sarebbe certo stata una molotov pugliese (rotta) a scalfire……

Scoprirono inoltre che una parte degli irriducibili seguaci del duce dell’hinterland bolognese partiti cantando inni alla propria luce, appurato ben presto che in nessun fronte la guerra fosse così facile come qualcuno aveva detto loro, se la diedero a gambe e tornarono a casa lasciando amici, familiari, parenti e compaesani a morire sotto il fuoco nemico.

Per motivi che solo la proverbiale, opportunistica ignoranza emiliana più spiegare, costoro pensarono di poter tornare, spesso senza un graffio, dai peggiori fronti, e ripresentarsi in pochissimi ai propri paesini vantandosi di aver tradito i tantissimi amici e parenti spesso in punto di morte.

Amici e parenti dei quali, in molti casi, non si seppe mai più nulla.

E invece, ovviamente, trovarono amici e parenti dei traditi inferociti… quasi quanto i militari italiani e tedeschi, tutti con corda e sapone in mano…..

A quel punto ai traditori non rimase altra scelta che nascondersi sui monti per sfuggire all’impiccagione.

Se non altro ad aiutare gli Alleati sulla gotica?

Macchè, mica era poi così certo che l’avrebbero sfondata….. e se i tedeschi avessero accettato in extremis l’armistizio e la gotica fosse divenuta il nuovo confine tra due italie?.... a quel punto, da “doppi traditori”, quella corda e quel sapone chi glieli levava più?.......

Per fortuna di tutti noi, alla faccia degli scongiuri che il 99,999999999999999% dei bolognesi continuò a fare fino all’aprile ’45, gli americani entrarono trionfanti in una bologna deserta dei  soldati “di casa”, che, dopo essersene accuratamente sincerata, fece finta di salire con gioia sul carro del vincitore.

Ma a quel punto c’era un piccolo nodo da sciogliere: cosa ce ne facevamo dei traditori del Don, ancora armati fino ai denti e terrorizzati dall’idea di essere scoperti dagli Alleati”? … Perché le “regole di guerra” firmate all’Aja parlavano chiaro…..

La proposta di mio nonno e degli altri 7 “della prima ora”, appoggiata da molti “pezzi grossi” dei comandi Alleati, fu “eternamente risolutiva”, ma purtroppo non sfondò…..

E non poteva sfondare per almeno due motivi: primo, il 99,999999999% dei sopravvissuti era stato per oltre vent’anni fianco a fianco nella vita STRAFASCISTA bolognese di tutti i giorni, secondo, la succitata proverbiale, opportunistica ignoranza emiliana imponeva a TUTTI costoro di far credere l’impossibile agli Alleati, per poi mangiarci sopra sui vari “piani Marshall” (del resto, non stiamo facendo così anche in questo falso terremoto?.....).

E così le zone risaputamente “più nere” del ventennio, votarono “rosso” in percentuali quasi altrettanto bulgare per far credere l’impossibile ai generosi (più che altro coglioni) Alleati….. perché l’emilia non era quella che per oltre vent’anni si era al 99,9999999% zerbinata ai piedi del pazzo di Predappio, bensì quella che in soli venti giorni aveva capito come mettere le croci giuste sulle cartelle elettorali……

Morale della favola: a quasi settant’anni da quei giorni, la “resistenza antifascista” l’hanno fatta quelli che per un ventennio non si sono assolutamente accorti ci fosse un regime dittatoriale fascista, gli stessi che partirono per i maggiori fronti cantando inni al duce, gli stessi che tornarono a casa tradendo amici, parenti e compaesani rimasti a morire sul posto e che quindi fuggirono sui monti per evitare il conseguente cappio, e per lanciare la prima molotov (rotta) nel gennaio del ’44………… miracoli di italico (velocissimo) trasformismo ben amalgamati al tradizionale opportunismo emiliano……



P.S.: gli strafascisti emiliani improvvisamente arrossatisi, per settant’anni hanno avuto quotidianamente il terrore di essere scoperti dagli americani, e oggi che quella generazione sta scomparendo, i figli ed i nipoti vivono ancora nello stesso terrore, adoperandosi come matti per “provare ad allontanarsi dagli altri” (“noi eravamo gli altri, mica quelli…..”).

I loro nonni tentarono di “vendere” agli Alleati l’esistenza di una enorme “isola che non c’è”, ossia un magico recinto comunista all’interno di un oceano fascista, che da questo si distingueva per “i valori opposti”, prevalentemente legati alla “religione”.

Secondo questa isola che non c’è, i fascisti erano “quelli che andavano a messa perché schiavi del papa”, “gli altri” quelli che stavano fuori a bestemmiare….. per oltre vent’anni andarono tutti insieme a messa, ma “gli altri”, ufficialmente, non c’erano…. E chi invece se li ricorda benissimo, è perché era fascista….. e se un prete testimonia, lo ammazziamo…..

I loro figli, terrorizzati che qualcuno li ricordi come “i figli dei fascisti che tradirono sul Don”, continuano questa eredità, gareggiando in bestemmie, inventandosi ogni tipo di vaccata sul vaticano (perché tutte le pochissime cose che non sono colpa di Berlusconi, sono ovviamente colpa del papa nazista….), seppellendo i loro genitori con “la monetina di Caronte” stretta in mano, perché sia chiaro che “non vogliono andare in paradiso….. perché loro sono gli altri…. Mica quelli…..”, in una bara dove non deve assolutamente comparire il crocefisso, così il papa ed il prete si arrabbiano, e tutti capiscono che “loro non sono mica quelli là che tradirono sul Don”……

E così nei cimiterini di provincia emiliani, trovi che tutti quelli deceduti fino al ’45 hanno tutti più di un crocefisso o immagine sacra sulla lapide, poi dal ’45 in poi compaiono molto numerosi quelli “senza”…… così chi passa di lì sa che quel cognome non sono i traditori del Don….. sono gli altri….. ma il fatto stesso che prima del ’45 il 100% avesse la croce sulla lapide, dimostra ancora una volta di più che fino a pochi mesi prima fossero tutti nella stessa barca…. Solo che qualcuno ha ancora paura del cappio……
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