venerdì 29 ottobre 2010

target amd 7,40
long 100k amd 7,34

Non serve il Lodo Alfano, sono sufficienti marescialli a 4 mani e stargate





Ad inizio 1995 il giornalista del Giorno, Luigi Ferrarella, era probabilmente il più sconosciuto e meno pagato d’Italia.


Poco tempo dopo, era già al Corriere, era ricco, e ci informava (....) quotidianamente sugli sviluppi dei maggiori “processi di Berlusconi” dalla consueta ottica comunista "con tante cose che vengono fuori tutti i giorni su di lui, vuoi dire che alla fine proprio nessuna sia vera?.....".


La svolta della sua carriera e della sua intera vita avvenne il 16 luglio 1995, quando su Il Giorno uscì questo suo (…..….) articolo:








NEL RICCO JET SET MILANESE
IL REBUS DI VIA MONTENAPO
FURTO PERDE, RAPINA VINCE
di Luigi Ferrarella



“Milano - Sotto l’ombrellone se ne risolvono tanti in questa stagione, ma il rebus di via Montenapoleone 22 tiene banco in tribunale pure d’estate, misterioso come le modalità della sparizione il 29 dicembre 1993 di due preziose opere d’arte dal negozio d’antiquariato ‘Milano quindici srl’ della contessa Stefania Ariosto, quarantaquattrenne protagonista del jet-set e compagna del cinquantaquattrenne vicepresidente della Camera e capogruppo di ‘Forza Italia’ Vittorio Dotti.



Furto perde, rapina vince - La derubata, assistita nella combattuta causa civile proprio dall’avvocato Dotti,i sostiene di essere stata vittima di una rapina e pretende dunque che i ‘Lloyd’s’ inglesi onorino l’impegno a pagarle un indennizzo di oltre 2 miliardi.
Ma per gli assicuratori si è invece trattato di furto con destrezza, non coperto da garanzia e solo tardivamente rappresentato come rapina proprio per rientrare in maniera fraudolenta sotto l’ ‘ombrello’ della polizza.
E tra verdetti contrastanti e colpi di scena, sullo sfondo di storie di debiti di gioco e disavventure finanziarie, ecco l’ultima (in ordine di tempo) ‘puntata’ con Dotti che in vista della prossima udienza civile ha chiesto pochi giorni fa anche la testimonianza a favore di Giorgio e Rosanna Falck, nonché dell’ex senatore psi Giorgio Casoli.



Il grande colpo - Alle 9,30 del 29 dicembre 1993, la 53enne commessa del negozio, Iride Confalonieri, da 10 anni persona di fiducia della titolare, racconta al capo della squadra antirapine della polizia, Paolo Groppuzzo, che, mentre si trovava sola nel negozio di via Montenapoleone, era entrata una coppia a chiederle di esaminare un’opera.
Mentre l’uomo l’ammirava e la donna restava sulla soglia mantenendo aperta la porta d’ingresso, era suonato il campanello di quella di servizio: il tempo di rigirarsi, e la coppia era già sparita con una testa maschile di porfido risalente al II secolo a.C. rappresentante il filosofo greco Epicuro e un libro d’Ore del XV secolo miniato dall’autore francese Jean Coulombe, acquistati per 300 e 572 milioni, ma assicurati per 2 miliardi e 50 milioni.


Una sparizione, due versioni - ‘La segnalazione parlava di furto e la commessa non accennò minimamente di essere stata oggetto di violenza fisica subita dalla coppia’, assicura il commissario al pm.
Ma meno di 10 ore dopo, la commessa, accompagnata dalla titolare, si ripresenta in Questura e cambia versione: la verità, dice, è che sono stata aggredita dall’uomo.
A sostegno della nuova versione, non più furto con destrezza ma rapina, ecco un referto medico rilasciatole il 29 dicembre alle 21,15 dal pronto soccorso del Fatebenefratelli con diagnosi di ‘contusione sternale senza prognosi’.
E la prima versione?
Ero spaventata, si giustifica la donna, e non volevo angosciare la titolare, perché ‘avevo ricollegato l’episodio con le minacce che in quel momento la signora subiva in relazione ai debiti di gioco contratti’.




La polizza birichina - Ma che cambia tra furto con destrezza o rapina?
Cambia, cambia, come si era già accorto il commissario Groppuzzo sfogliando la polizza: ‘Dissi ai fratelli Ariosto (Stefania e Carlo, soci nella società, ndr) che il furto che avevano subito non era coperto da assicurazione in quanto si trattava di furto con destrezza.
Quando appresero ciò, entrambi furono spiacevolmente sorpresi e manifestarono il loro disappunto’.
L’Ariosto Consulting srl, infatti, nel 1992 aveva stipulato, per il tramite del broker ‘Rasini e Viganò’ (gruppo Fininvest), una polizza sulle opere d’arte con i ‘Lloyd’s di Londra’, i quali, accusata una prima scomparsa di un libro miniato, al rinnovo avevano però depennato il furto con destrezza dai rischi assicurati sino al 31 dicembre 1993.



Affari e processi - L’assicurata vuole l’indennizzo, l’assicurazione lo rifiuta adducendo le dubbie modalità dell’asserita rapina, il fatto che la commessa risulti collaboratrice e non dipendente della società, e soprattutto che le perizie contabili non trovino nei bilanci traccia delle due opere d’arte rubate.
Questi rilievi finiscono sul tavolo del pm Maria Rosa Sodano, che indaga sulla rapina.
Inevitabilmente l’inchiesta scandaglia anche la vita della derubata ed emerge che la contessa era stata condannata in primo grado per una bancarotta semplice del 1988 (amnistiata però già prima dell’appello), in seguito al traumatico destino della società che puntava a realizzare insieme a Stefano Casiraghi (il marito di Carolina di Monaco) un mega-centro da 40 miliardi per gli appassionati di golf nel milanese.
Salta fuori anche la storia dell’amministratore di una società che nel 1991 la contattò per ottenere, tramite i suoi rapporti con società finanziarie e in cambio di una percentuale, uno sconto di effetti commerciali a firma dello scomparso ‘cassiere’ psi Balzamo: ma l’affare, con l’abortito intervento della ‘Mediolanum Factor’ (gruppo Fininvest) non andò in porto, e ‘ballarono’ tre assegni da complessivi 200 milioni, per i quali Ariosto venne denunciata ma prosciolta nel maggio 1991 dal giudice Massimo Ruggiero su conforme richiesta del pm della pretura Filippo Fratelli.


Roulette calda - Nel marzo 1994 un rapporto dei carabinieri segnala al magistrato l’ingresso della signora Ariosto al casinò di Campione d’Italia ‘circa 300 volte dal 23 dicembre 1991 all’11 ottobre 1993’ con altre 19 visite al casinò di Saint Vincent e nessuna invece alla casa da gioco di Sanremo, dove le era stato ‘fatto divieto d’ingresso dal 1991 su indicazione del casinò di Montecarlo, in quanto chiedeva di incassare vincite altrui’.
In maggio l’interessata ribatte: ‘Nell’ambiente mi sono creata numerose inimicizie per aver denunciato cambisti senza scrupoli che prestano soldi a tassi usurai e che hanno metodi di recupero crediti poco ortodossi’: e, difesa in sede penale dall’avvocato Manola Murdolo, reagisce censurando gli asseriti metodi spicci e invadenti del ‘detective’ britannico dell’assicurazione Hugh Taylor.


Contessa batte Lloyd’s 2 a 0 - Quando il pm Sodano chiede e ottiene dal gip Maurizio Grigo l’archiviazione dell’indagine il 21 luglio 1994, l’assicurazione ripropone i propri dubbi in sede penale con un esposto che ipotizza la simulazione di reato e la tentata truffa: ma anche questo fascicolo , trasmesso per competenza il 19 ottobre 1994 dal pm del tribunale Ilio Poppa al pm della pretura Stefano Aprile, viene archiviato dal giudice Anna Maria Gatto il 7 novembre.


Contrattacco - Tre giorni dopo è l’avvocato Dotti, con il collega Aurelio Favaro, a spostare sul terreno civile il contenzioso con una mossa da quasi k.o. per i ‘Lloyd’s’: il sequestro conservativo dei loro beni in Italia sino a 2 miliardi e 200 milioni di lire, che il 30 dicembre scorso il giudice della quinta sezione civile Giuseppe Valenti dispone nel presupposto che ‘l’atteggiamento dilatorio’ della compagnia sia ‘dovuto alla sua grave crisi finanziaria’, tale da far dubitare della sua solvibilità.
I ‘Lloyd’s’ replicano con l’avvocato Alessandro Giorgetti che il trasferimento in Gran Bretagna delle riserve tecniche non è vigilia di un crac, ma opzione contemplata da una direttiva Cee, e insistono sui dubbi circa le modalità della rapina e sulla reale titolarità delle opere trafugate.


E ribaltone - Ma il 26 gennaio di quest’anno, sempre la quinta sezione, con il giudice Marco Manunta, accoglie il reclamo dell’assicurazione e revoca il sequestro, definendo ‘incongruenti’ le motivazioni del cambio di versione, ed esprimendo ‘dubbi sulla fondatezza della domanda di indennizzo, posto che il furto con destrezza (prima denuncia) risulta espressamente escluso dalla copertura assicurativa’.
The end ?
Solo a settembre, davanti alla dodicesima sezione civile.




Riassunto per capirsi meglio: nel 1992 una certa “Contessa Stefania Ariosto”, vedova di un noto ufficiale dell’Aeronautica Militare deceduto in missione, si presenta ad un broker milanese del gruppo Fininvest per assicurare per oltre 2 miliardi due opere d’arte che la “contessa” conserva nella propria “mostra” in Via Montenapoleone.

Pochissimi giorni prima della scadenza della polizza, ossia il 29 dicembre 1993, la contessa chiama la Polizia perché le due opere sarebbero state rubate sotto il naso della commessa, uno degli intervenuti sul posto le fa notare che il “furto con destrezza” non rientra nei casi risarcibili, al che lei richiama la commessa, si reca con lei al Fatebenefratelli e si fa rilasciare un certificato che comporti “un minimo di aggressione”, che farebbe rientrare il furto tra quelli risarcibili.

Al contrario delle attese della contessa vedova di un eroe “quasi di guerra”, il broker Fininvest oppone resistenza, quindi nasce un lungo contenzioso sia in sede civile, sia in sede penale, che permette/costringe gli investigatori ad informarsi su tutte le parti in gioco.

E così si scopre che la “contessa” non è tale, ma in realtà di umilissime origini, che non è vedova di un ufficiale dell’Aereonautica Militare “caduto in missione”, ma che il marito è vivo, guida piccoli aerei commerciali e sta benone con un’altra più giovane e bella di lei, che la “contessa” ha cambiato attività mille volte combinando solo guai senza mai azzeccarne una (e coinvolgendo tutto e tutti, compresi i reali di Monaco…..), passando di conseguenza mille guai in mille tribunali, che “ce l’ha a morte con la Fininvest” non solo perché ora sta contrastando la sua riscossione degli oltre 2 miliardi di vecchie lire (in quel momento per lei più che vitali) per le due opere, ma anche perché, non vedendoci chiaro, non molto prima si è ritirata in extremis da un mega-affare lasciando l’Ariosto col cerino in mano (e svariati assegni scoperti), che a quel punto alla falsa contessa falsa vedova falsa donna d’affari non era rimasto che recarsi oltre 300 sere in meno di due anni al Casinò di Campione d’Italia a tentare la fortuna, e, soprattutto, rubare le fiches dei vincitori durante, qualcuno dice, tumultuosi rapporti sessuali (ma anche a St.Vincent e Montecarlo, non Sanremo dove le era stato vietato l’ingresso sempre per quel motivo….), e che la “mossa” di fingersi infine “esperta d’arte” (falsa) è solo un artifizio per riscuotere indennizzi dalle assicurazioni su opere il cui acquisto, elemento non da poco, non compare in nessun libro contabile della società della falsa-tutto.

E così accade che, dopo un lungo batti e ribatti, il 26 gennaio 1995 il castello di carte crolla sulla falsa-tutto, che vede quindi concretizzarsi la possibilità che a settembre, alla riapertura del procedimento, si aprano per lei anche porte del carcere….. ma, come aveva più volte testimoniato sia ai Carabinieri sia in aula la famosa commessa derubata con destrezza, sempre meglio la galera che la consapevolezza che la maggior parte di coloro che entravano nella “mostra d’arte” fossero creditori, derubati ai casinò, picchiatori dei casinò stessi……………

Ma a quel punto accade un miracolo degno del miglior Padre Pio: a meno di una settimana da quella svolta spaccasassi che sembra trasformare 2 miliardi di cash in galera, apprendiamo dalle carte ufficiali dello Stato che la falsa-tutto regina della truffa diventa ufficialmente confidente di polizia con lo pseudonimo di Olbia….. istantaneamente tutti i creditori, derubati e picchiatori scompaiono soddisfatti….. ma soddisfatti di cosa?......

Dopo 5 mesi di “preparazione” il 16 luglio 1995 arriva il “segnale” di Ferrarella, e dalle carte dello Stato impariamo che il 21 luglio 1995 la truffatrice falsa-tutto incontra alla Procura di Milano il pm Francesco Greco, divenendo istantaneamente l’agente “Omega”, ossia l’unica fonte esistente di “notizie di reato” sull’entourage di Silvio Berlusconi…….. non a caso inizia proprio in quel periodo la campagna elettorale per le elezioni politiche del ’96, dove i sondaggi, nonostante il “tradimento” di Bossi, vedono Satana Silvio in millimetrico vantaggio sul catatonico mortazza…..

A quel punto la salvezza della patria passa attraverso le mani non pulite della Boccassini, che, con così poco tempo a disposizione, risveglia miracolosamente in poche ore la falsa contessa da un letargo durato 7-8 anni, facendole tornare a mente decine di particolari di situazioni avvenute 7-8 anni prima, nessuno dei quali “può essere accaduto” (tribune che non esistono, circoli che non esistono, mazzette consegnate brevi manu a magistrati morti 2 mesi prima della consegna…..), ma comunque sufficienti a farsi autorizzare intercettazioni di ogni tipo su un noto e stimato magistrato romano.

Dopo mesi di “nulla di fatto” in migliaia di intercettazioni e pedinamenti, nei quali da tanto spreco di denaro pubblico ricaviamo solo che, forse, il noto e stimato magistrato romano potrebbe aver portato qualche migliaio di euro in Svizzera per giocarseli d’azzardo (nulla di memorabile, ma soprattutto nulla che possa essere ricondotto al vero obbiettivo, quello elettorale), il clan Boccassini viene richiamato all’ordine affinchè, finalmente, “porti qualcosa di solido”…. Casualmente, due giorni dopo tale richiamo la Boccassini chiede l’arresto del noto e stimato magistrato romano poiché, a dire della rossa di cultura e capelli, quest’ultimo, dopo mille e mille intercettazioni di ogni tipo, dalle quali non è emerso assolutamente nulla, avrebbe confessato tutto e di più in un bar di Roma all’ora di pranzo a voce alta di fronte a decine e decine di testimoni, compreso un registratore a bobina………..

Siamo a metà marzo 1996, pochi giorni prima delle elezioni: dopo aver ascoltato mille volte quel nastro nel quale il noto e stimato magistrato confessa pubblicamente e inequivocabilmente di aver invertito le sentenze di mille processi romani perché lautamente foraggiato da Berlusconi, il gip Alessandro Rossato si sente costretto, per il bene del Paese, a far arrestare l’anziano collega romano, e Paolo Mieli, che a sua volta ha ricevuto dalla Boccassini copia del nastro stesso, sempre per il bene del Paese si sente costretto a rivelarne il contenuto pezzo per pezzo giorno per giorno al Paese, affinchè non cada nel gravissimo errore di votare il Grande Corruttore.

Passano le elezioni, le vince il re degli imborniti grazie, casualmente, ad un astensionismo da record nel centrodestra, poi passano gli anni, tanti, e alla fine, grazie solo ad una causa “Boccassini contro Sgarbi”, si è costretti ad interrogare il Gip Rossato, Paolo Mieli e la Boccassini, e si scopre che il nastro che i primi due da anni giurano di aver ascoltato mille e mille volte prima di decidere di salvare la Patria da Satanasilvio, non lo ha mai visto né sentito nessuno……….. il Gip Rossato e Paolo Mieli hanno solo ricevuto pizzini dal clan Boccassini, e li hanno copiati sotto dettatura il primo nell’ordinanza di arresto per l’anziano collega magistrato (…..), il secondo sulle pagine del Corriere della Sera, il quotidiano più letto d’Italia…..

A quel punto, dopo tanti anni, finalmente si ordina alla Boccassini di tirare fuori dal cilindro il nastro originale della confessione registrata, che nessuno aveva mai visto o sentito, La Rossa dice di avere copia di tutto il materiale conservata in un cd, e ordina al suo staff di farne copia.

Ma poi si presenta caso strano a mani vuote, e sotto giuramento afferma di essere stata testimone dei seguenti accadimenti: la copia del cd doveva essere eseguita da un suo collaboratore, il Maresciallo Spello, il quale, seduto alla scrivania, nell’inserire il cd nell’apposito vano del pc, ne perdeva improvvisamente il controllo.

Il cd, nella sua caduta in verticale, non si sa come (forse attraversando un corridoio spazio-temporale generato da un buco nero temporaneo creato da un amico marziano attraverso uno stargate) superava il piano della scrivania, cadeva sul sottostante ginocchio del maresciallo, ivi polverizzandosi in migliaia di pezzi che ne rendevano impossibile ogni tipo di utilizzo….

Peccato, perché il Maresciallo Spello, come testimoniato dalla stessa Boccassini sotto giuramento, aveva tentato di tutto con le sue 4 mani (sì, QUATTRO MANI, come si evince dal racconto della Rossa, 3 “di servizio” e una per le speciali emergenze…..) per fermare la caduta del cd, consapevole che il suo ginocchio bionico lo avrebbe disintegrato in mille pezzi……………..