lunedì 27 settembre 2010

100% liquidità

Piove? Apocalypse now

Il global warming non si porta più, Obama cerca nuovi feticci linguistici

Più culturale che scientifica, la battaglia di coloro i quali sostengono l’irrimediabilità di un riscaldamento globale causato dall’uomo è da tempo balbuziente: dopo avere fruttato Oscar e premi Nobel, il “global warming” non si porta più, così come il suo successore, quel “climate change” sotto la cui bandiera sono falliti i negoziati di Copenaghen meno di un anno fa. Chi se non l’Amministrazione Obama poteva dunque incaricarsi di riscrivere il vocabolario neocatastrofista? Come scrivono blog e siti conservatori americani, la Casa Bianca sta cercando di “rinnovare il brand” che non tira più: “Global warming” è un termine “pericolosamente improprio” – ha spiegato qualche giorno fa John Holdren, consulente scientifico del presidente – bisogna che la gente cominci a parlare di “sconvolgimenti climatici globali”. Il problema è più grave di un semplice innalzamento delle temperature, ha continuato Holdren: ormai parlare di riscaldamento globale rischia di diventare ridicolo quando poi ci si trova ad affrontare inverni freddi come quello dell’anno scorso.
Ecco allora la necessità di un cambio di parole per continuare a far passare come “colpevoli” di ogni cambiamento del clima le attività umane e bollare come “sconvolgente” qualsiasi condizione meteo. Se il mese di gennaio è più freddo del solito la colpa è nostra, lo stesso se a febbraio non nevica o se nevica tanto, se l’estate è calda ma non troppo, se l’autunno è piovoso oppure secco. Ogni battaglia culturale che si rispetti, per diventare vincente, deve poggiare sulla ricerca dei vocaboli giusti, delle espressioni che più possano colpire l’opinione pubblica, diventare gergo corrente, rimanere impressa nella memoria di chi ascolta. Spostare il confine allarmista ogni volta più in là, nell’affannoso tentativo di trovare definizioni sempre nuove per una causa che da mesi vede diminuire i suoi adepti, è sintomo di uno scetticismo inconscio che evidentemente sta contagiando anche la comunità scientifica.
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