venerdì 30 aprile 2010
mercoledì 28 aprile 2010
operazioni rimaste
DELL | Long | 50000 | 16,78 | 16,70 |
DELL | Long | 100000 | 16,60 | 16,70 |
MOT | Long | 70000 | 6,95 | 6,95 |
MOT | Long | 80000 | 6,85 | 6,95 |
YHOO | Long | 50000 | 16,98 | 16,85 |
YHOO | Long | 100000 | 16,75 | 16,85 |
martedì 27 aprile 2010
targets
DELL | Long | 50000 | 16,78 | 16,70 |
DELL | Long | 100000 | 16,60 | 16,70 |
AMD | Long | 50000 | 9,75 | 9,70 |
AMD | Long | 100000 | 9,60 | 9,70 |
BRCM | Long | 30000 | 34,90 | 35,10 |
AMAT | Long | 50000 | 13,99 | 14,10 |
MOT | Long | 70000 | 6,95 | 7,05 |
NVDA | Long | 50000 | 16,14 | 16,25 |
YHOO | Long | 50000 | 16,98 | 17,10 |
targets
AMAT | Long | 50000 | 14,10 | 14,15 |
ADBE | Long | 30000 | 35,30 | 35,40 |
DELL | Long | 50000 | 16,78 | 16,85 |
MOT | Long | 70000 | 6,98 | 7,05 |
NVDA | Long | 50000 | 16,18 | 16,25 |
YHOO | Long | 50000 | 16,98 | 17,05 |
AMD | Long | 50000 | 9,75 | 9,83 |
giovedì 22 aprile 2010
L’inglese Clegg, ultimo idolo Pd che sarà rinnegato |
Scritto da Fausto Carioti | |
Thursday 22 April 2010 | |
Libero - Fa tenerezza che abbiano sempre un peluche di riserva, da abbracciare nel momento del bisogno. Adesso tocca a Nick Clegg, leader dei liberaldemocratici inglesi. Ma in principio fu Bill Clinton. Era il 1996, l’Ulivo italiano era appena nato e quelli che lo avevano fatto già sognavano l’Ulivo mondiale. A guidarlo, ovviamente, sarebbe stato il nuovo Kennedy, da poco insediato alla Casa Bianca. Il sogno iniziò ad ammosciarsi mentre Monica Lewinsky si alzava da sotto il tavolo dello Studio Ovale. La mazzata finale all’American Idol la dette lo stesso Clinton, entrando in guerra contro la Serbia. Massimo D’Alema e il suo governo erano con lui, ma metà della sinistra stava ancora lì, a cantare “Give peace a chance”, quando sopra le loro teste rombarono i B-52 a stelle e strisce. Erano segni premonitori. Avrebbero dovuto far capire alla sinistra italiana che era meglio accontentarsi di chi aveva in casa, senza farsi prendere da smanie esotiche, che non sai mai come vanno a finire. Ma quelli niente. Si guardarono un po’intorno, poi scelsero il più figo della piazza: il premier inglese Tony Blair, inventore del New Labour. L’uomo che aveva fatto uscire la sinistra britannica dal coma profondo in cui l’avevano spedita undici anni di conservatorismo firmati Margaret Thatcher. Blair ci stava. Eccome. Propose anche di creare una internazionale del centrosinistra alla quale avrebbero dovuto partecipare quei partiti, come i democratici americani, estranei alla tradizione socialista. Walter Veltroni era in brodo di giuggiole, e sulla scia di Blair proponeva di trasformare la vecchia Internazionale socialista in “Internazionale dei democratici e dei socialisti”: vuoi mettere. L’Ulivo planetario era lì, dietro l’angolo, se leggevi Repubblica potevi toccarlo con mano. Riformista, moderno, un po’ eccitava e un po’ spaventava la sinistra italiana. Che comunque, ancora una volta, era pronta a concedersi allo straniero. D’Alema? Giuliano Amato? Ma per carità , i Ds italiani avevano già scelto le camicie botton down e gareggiavano a chi appariva più “new labour”. Il welfare delle garanzie? Roba vecchia, da anticaglia cigiellina, ferma alla questione operaia. La nuova frontiera era il welfare delle opportunità , era il ceto medio. Meglio se medio- alto. Poi, però, come nelle canzoni di Francesco De Gregori, succede che «la storia non si ferma davvero davanti a un portone», nemmeno se è quello di Downing Street. Perché va bene essere riformisti, ma questo Blair parla come la Thatcher. Va bene anche essere filo-atlantici, ma l’asse iracheno con il presidente repubblicano George W. Bush, quello proprio no. Se ne accorge per primo il compagno Fabio Mussi. Strano esponente di sinistra, costui: ai broker di Londra continua a preferire i portuali di Livorno. Dice: «Blair merita rispetto, ma non può essere la nostra musa». Dopo un po’, sarà il suo collega Cesare Salvi a chiedere l’epurazione del leader britannico dall’Internazionale socialista: «Blair assume sempre di più il ruolo di leader della destra europea, liberista nel campo economico e sociale e militarista in quello delle relazioni internazionali». E fuori due. Ma la voglia resta. Con tutta la buona volontà , un elettore mica può eccitarsi davanti a Piero Fassino. Gli occhioni ammiccanti di José Luis RodrÃguez Zapatero, che evocano trasgressioni latine, arrivano al momento giusto. Il compagno Maurizio Crozza traduce in musica il desiderio: «Zapatero, Zapatera, l’un per cento de tu carisma me serve aquì». Appena arrivato, Zapatero ritira le truppe spagnole dall’Iraq, legalizza i matrimoni tra omosessuali, fa impazzire il Vaticano, apre le porte agli immigrati. La sinistra italiana ha deciso, l’anti-Berlusconi è lui. I primi segni che qualcosa non va arrivano dalle due enclave spagnole in Africa, Ceuta e Melilla, militarizzate dal nuovo governo socialista. Qui, tra pallottole e filo spinato, muoiono decine di nordafricani che provano a entrare nel territorio spagnolo. Ma il disastro vero è quello dell’economia: con lui la disoccupazione supera il 19%, livello che non era toccato dal 1997. E l’istituto di statistica europeo fa sapere che l’Italietta di Berlusconi, con tutti i suoi difetti, sta per superare la Spagna nella classifica del reddito pro-capite. Inutile allo scopo: anche Zapatero è andato. Meno male che, nel frattempo, alla Casa Bianca è arrivato un democratico nero. È giovane e bello, specchiarsi in lui ripaga delle apparizioni di Pier Luigi Bersani a Ballarò. Con Barack Obama niente sarà più come prima. O almeno è quello che pensano. Fin quando non scoprono che a) Obama intende ritirare con molta calma i soldati dall’Iraq; b) in compenso ne spedisce subito altri in Afghanistan, dove si bombarda e si spara più di prima; c) la chiusura della prigione di Guantanamo, simbolo delle nefandezze di Bush, è rimandata a data imprecisata; d) la Cia è libera di continua a rapire i sospetti di terrorismo in giro per il mondo. Queste, e altre mosse, gli guadagnano il nomignolo di Barack W. Bush. Non bastasse, costui ostenta pure una certa confidenza con Berlusconi. Se solo arrivasse qualcuno nuovo, a cui concedersi... Massì, forse gli inglesi non erano così male. Questo Clegg, ad esempio. Classe 1967, belloccio, laico, cosmopolita, ha già preso le distanze dalle «guerre illegali » degli Stati Uniti. Dice di voler andare oltre la destra e la sinistra, che suona sempre bene. Si può provare. Mezzo Pd è già lì che fa il tifo. E se va male anche con lui, salterà fuori qualcun altro: l’importante è non smettere di sognare. |
targets
YHOO | Long | 50000 | 17,52 | 17,47 |
YHOO | Long | 50000 | 17,43 | 17,47 |
YHOO | Long | 50000 | 17,38 | 17,47 |
NVDA | Long | 50000 | 16,15 | 16,25 |
MOT | Long | 50000 | 7,08 | 7,20 |
AMAT | Long | 50000 | 13,98 | 14,10 |
EBAY | Long | 50000 | 24,30 | 24,50 |
QCOM | Long | 50000 | 39,85 | 39.96 |
mercoledì 21 aprile 2010
Ecco le prove dell'alleanza fra Al Qaeda e Saddam Hussein |
Scritto da Alma Pantaleo | |
mercoledì 21 aprile 2010 | |
l'Occidentale -Tre colpi secchi inferti ad Al Qaeda nel giro di 24 ore. Due giorni fa con un blitz di unità speciali, elicotteri e droni, un contingente misto di truppe americane e irachene ha eliminato nei pressi di Tikrit (peraltro, luogo natale di Saddam Hussein), i due leader qaedisti in Mesopotamia: il comandante militare Abu Ayyub al Masri e il leader politico Abu Omar al Baghdadi che si fregiava del titolo di "comandante dello Stato islamico iracheno". Di ieri, invece, la notizia dell’uccisione da parte delle forze di sicurezza del Paese arabo del capo di Al Qaeda, Ahmad al-Obeidi noto con il nome di battaglia di Abu Suheyb, nella città settentrionale irachena di Kirkuk. Secondo informazioni diffuse da Radio Vaticana, d'intesa con il governo iracheno, gli operativi di Al Qaeda preparavano nuove azioni contro le chiese cristiane nel Paese. Il vice presidente americano Joe Biden ha definito quello di ieri "uno sviluppo estremamente importante" che mostra la potenza crescente delle forze di sicurezza irachene. Proprio questa constatazione giustificherebbe il ritiro, annunciato dal generale Odierno, delle truppe statunitensi dal territorio, cominciando a ridurle di almeno una metà (50,000) entro il mese di settembre e cercando di rinegoziare i termini dell’accordo che volevano gli Usa fuori dall’Iraq nel 2011. "La morte di questi due terroristi è potenzialmente il maggior colpo inferto ad Al Qaeda sin dall’inizio delle sue attività di guerriglia in Iraq" ha commentato il generale Raymond Odierno – da 18 mesi a capo di 95,000 soldati – poco dopo che il premier di Baghdad, Nouri al Maliki, aveva mostrato le foto dei cadaveri degli uccisi rendendo noto l’esito dell’attacco costato la vita anche a un militare americano, deceduto nella caduta di un elicottero. Per comprendere la frase di Odierno bisogna tener presente che Al Masri, l’"egiziano", era stato designato dal numero due di Al Qaeda Ayman Al Zawahiri nel giugno del 2006 all’indomani dell’eliminazione di Abu Musab al Zarqawi, che doveva la sua fama alle feroci decapitazioni degli ostaggi. L’"emiro" Abu Omar al Baghdadi, altrimenti noto come Abu Hamza, era stato posto alla guida del "Consiglio dei mujaheddin" con i gradi di "comandante dello Stato islamico dell’Iraq" destinato a diventare il primo tassello del califfato pan-musulmano di Osama bin Laden. Più volte dato per catturato o addirittura morto, Al Baghdadi era riuscito a essere a tal punto imprendibile da far balenare l’ipotesi nell’intelligence americana che fosse il nome assegnato a una persona inesistente. Le truppe hanno centrato due appetibilissimi bersagli con un solo colpo, insomma. Ma c’è un particolare che potrebbe riaprire le polemiche sull'intervento americano in Iraq ed è collegato alle "prove" dei legami fra Saddam Hussein e Al Qaeda prima del marzo 2003, prove che dopo l'invasione furono considerate delle "menzogne" da gran parte della stampa e della opinione pubblica internazionale. Ebbene, Abu Ayyub al Masri aveva un’attività commerciale in Iraq dieci mesi prima dell’arrivo delle truppe statunitensi. La Cia lo teneva d’occhio ed era persino convinta che lui e i qaedisti avrebbero potuto programmare attacchi terroristici fuori dal Paese. Non è chiaro quanto fossero stretti questi legami, ma ne troviamo un'ampia e dettagliata esposizione nel libro At the Center of the Storm, scritto dall'ex capo dell'Agenzia George Tenet. Ad ogni modo, il successo militare di ieri coincide con una fase di forte incertezza politica a Baghdad a causa del contenzioso sul risultato delle ultime elezioni parlamentari, vinte dall’ex premier Ayad Allawi con 91 seggi contro gli 89 dell’uscente Al Maliki. La commissione elettorale ha ordinato un riconteggio di tutti i voti nella provincia di Baghdad, su richiesta del premier. |
martedì 20 aprile 2010
lunedì 19 aprile 2010
venerdì 16 aprile 2010
targets
NVDA | Long | 100000 | 17,05 | 17,20 |
MOT | Long | 50000 | 7,32 | 7,40 |
GOOG | Long | 2000 | 556,70 | 560,00 |
CIEN | Long | 50000 | 17,58 | 17,70 |
AMD | Long | 100000 | 9,67 | 9,80 |