mercoledì 21 aprile 2010

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Ecco le prove dell'alleanza fra Al Qaeda e Saddam Hussein Stampa E-mail
Scritto da Alma Pantaleo
mercoledì 21 aprile 2010
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l'Occidentale
-Tre colpi secchi inferti ad Al Qaeda nel giro di 24 ore. Due giorni fa con un blitz di unità speciali, elicotteri e droni, un contingente misto di truppe americane e irachene ha eliminato nei pressi di Tikrit (peraltro, luogo natale di Saddam Hussein), i due leader qaedisti in Mesopotamia: il comandante militare Abu Ayyub al Masri e il leader politico Abu Omar al Baghdadi che si fregiava del titolo di "comandante dello Stato islamico iracheno".

Di ieri, invece, la notizia dell’uccisione da parte delle forze di sicurezza del Paese arabo del capo di Al Qaeda, Ahmad al-Obeidi noto con il nome di battaglia di Abu Suheyb, nella città settentrionale irachena di Kirkuk. Secondo informazioni diffuse da Radio Vaticana, d'intesa con il governo iracheno, gli operativi di Al Qaeda preparavano nuove azioni contro le chiese cristiane nel Paese.

Il vice presidente americano Joe Biden ha definito quello di ieri "uno sviluppo estremamente importante" che mostra la potenza crescente delle forze di sicurezza irachene. Proprio questa constatazione giustificherebbe il ritiro, annunciato dal generale Odierno, delle truppe statunitensi dal territorio, cominciando a ridurle di almeno una metà (50,000) entro il mese di settembre e cercando di rinegoziare i termini dell’accordo che volevano gli Usa fuori dall’Iraq nel 2011.

"La morte di questi due terroristi è potenzialmente il maggior colpo inferto ad Al Qaeda sin dall’inizio delle sue attività di guerriglia in Iraq" ha commentato il generale Raymond Odierno – da 18 mesi a capo di 95,000 soldati – poco dopo che il premier di Baghdad, Nouri al Maliki, aveva mostrato le foto dei cadaveri degli uccisi rendendo noto l’esito dell’attacco costato la vita anche a un militare americano, deceduto nella caduta di un elicottero.

Per comprendere la frase di Odierno bisogna tener presente che Al Masri, l’"egiziano", era stato designato dal numero due di Al Qaeda Ayman Al Zawahiri nel giugno del 2006 all’indomani dell’eliminazione di Abu Musab al Zarqawi, che doveva la sua fama alle feroci decapitazioni degli ostaggi. L’"emiro" Abu Omar al Baghdadi, altrimenti noto come Abu Hamza, era stato posto alla guida del "Consiglio dei mujaheddin" con i gradi di "comandante dello Stato islamico dell’Iraq" destinato a diventare il primo tassello del califfato pan-musulmano di Osama bin Laden. Più volte dato per catturato o addirittura morto, Al Baghdadi era riuscito a essere a tal punto imprendibile da far balenare l’ipotesi nell’intelligence americana che fosse il nome assegnato a una persona inesistente.

Le truppe hanno centrato due appetibilissimi bersagli con un solo colpo, insomma. Ma c’è un particolare che potrebbe riaprire le polemiche sull'intervento americano in Iraq ed è collegato alle "prove" dei legami fra Saddam Hussein e Al Qaeda prima del marzo 2003, prove che dopo l'invasione furono considerate delle "menzogne" da gran parte della stampa e della opinione pubblica internazionale.

Ebbene, Abu Ayyub al Masri aveva un’attività commerciale in Iraq dieci mesi prima dell’arrivo delle truppe statunitensi. La Cia lo teneva d’occhio ed era persino convinta che lui e i qaedisti avrebbero potuto programmare attacchi terroristici fuori dal Paese. Non è chiaro quanto fossero stretti questi legami, ma ne troviamo un'ampia e dettagliata esposizione nel libro At the Center of the Storm, scritto dall'ex capo dell'Agenzia George Tenet.

Ad ogni modo, il successo militare di ieri coincide con una fase di forte incertezza politica a Baghdad a causa del contenzioso sul risultato delle ultime elezioni parlamentari, vinte dall’ex premier Ayad Allawi con 91 seggi contro gli 89 dell’uscente Al Maliki. La commissione elettorale ha ordinato un riconteggio di tutti i voti nella provincia di Baghdad, su richiesta del premier.

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