Rispondo alle mille domande su “cos’era” il “fondino” nato
l’anno scorso: gli svizzeri partono dal presupposto che un qualunque
non-cerebroleso sia in grado, magari opportunamente aiutato da un amico o dal
proprio legale di fiducia, di comprendere appieno una strategia di investimento
opportunamente illustrata su un pezzo di carta AUTORIZZATO ed UFFICIALE a prova
di cretino.
L’Italia e, più “in esteso”, la comunità europea, pensano
invece, e molto probabilmente a ragione, che i propri cittadini siano un branco
di cretini senza speranze, e che anche laddove una strategia di investimento
venga magnificamente illustrata, loro possano “non capirci un accidente” ed
imbarcarsi in un’avventura che non hanno assolutamente capito, rischiando la
vita perché “il mondo è pieno di squali”, quindi qualcuno potrebbe
approfittarsi del loro handicap cerebrale.
A causa di tale disparità di pensiero, mentre per i
cittadini cretini dell’UE esiste una sorta di “marchio DOC”, ossia un
investimento “autorizzato UE” studiato appositamente per i cretini, per i
cittadini svizzeri non esistono limiti alle regole d’investimento, purchè
queste siano compiutamente specificate in anticipo in un documento scritto a
prova di cretino.
Ovviamente l’interesse degli squali di Bruxelles non è certo
salvaguardare gli interessi dei piccoli investitori UE, quanto quello di convincerli
a dirottare tutti i loro risparmi verso qualcosa di più “controllabile
dall’alto”, ossia titoli “nostrani” (nel senso di “facilmente manipolabili
dalle banche comunitarie”), soprattutto obbligazionari (più “rigidi” di quelli
azionari).
E così si sono inventati un insieme di rigide regole per
“ingessare” qualunque “tentativo di (buon) investimento” in fondi comuni e
gestioni patrimoniali professionali, del tipo vietare lo short (altrimenti
chiunque shorterebbe in condizioni di mercato negativo, invece che rimanere
ingessato con le braghe calate a vedere i propri titoli crollare), vietare le
“leve” (altrimenti chiunque potrebbe “amplificare” i propri guadagni, dimostrando
a sé e agli altri come sia facile investire bene), vietando i derivati “seri”
(come le opzioni, dove se perdi, perdi un “pochissimo pre-quantificato”, se
vinci, vinci spesso da urlo), vietando la possibilità di “stare al 100% in
liquidità” quando “non si capisce bene dove stia andando il mercato”
(altrimenti chiunque uscirebbe dalle borse in condizioni di mercato “dubbioso”,
lasciando a secco gli speculatori amici di Soros), e via dicendo…….
Per gli svizzeri non esiste alcun divieto, alcun obbligo,
alcuna direttiva, alcun “consiglio”, purchè tutto ciò sia magnificamente,
preventivamente spiegato in un documento cartaceo ufficiale al potenziale
investitore (anche cretino): chiunque, ad esempio, potrebbe decidere di creare
un fondo, una sicav, una gestione patrimoniale ecc., che investa esclusivamente
in titoli di aziende biotech la cui presidentessa porti almeno una quinta
“naturale” o una sesta “rifatta”, purchè dichiari tutto ciò in un documento
cartaceo “a prova di cretino”, e non troverà alcun “salvatore della patria” che
abbia a che dire con tutto ciò, situazione che permette a chi ci sa fare di
trovare sul mercato investitori evoluti che abbiano intuito che l’analisi
tecnica è solo un alibi per i madornali errori dei grandi gestori, e che le
“regole UE” sono solo l’ennesimo tentativo di ingessare l’imprenditorialità di
pochi “capaci” con un insieme di “paletti” che rappresentano risaputamente l’esatto
opposto delle “regole di buona gestione”.
Ma non solo: gli “investimenti autorizzati UE” diventano, con
la scusa della “sicurezza del futuro”, ancor più “ingessati” nel caso in cui il
fondo/gestione in questione sia “studiato a fini assicurativo-previdenziali”,
occasione in cui viene utilizzato lo specchietto per allodole di un
micro-risparmio fiscale che, nella realtà rappresenta ovviamente un “vantaggio”
esclusivamente nel caso di “discreti gains”, che però a loro volta non possono
mai essere realizzati proprio a causa dei ridicoli “vincoli/paletti” dovuti
alla presunta “sicurezza” (di cui sopra).
Gli investimenti in Svizzera, essendo “esterni” alle
“autorizzazioni UE”, possono bypassare tutti i vincoli appositamente studiati
per “perdere soldi”, ivi compresi gli investimenti “a fini
assicurativo-previdenziali” per i quali una serie di accordi bilaterali
prevedono il “tax-delay”, ossia io italiano investo oggi, ma le tasse le pago
solo quando “faccio rientrare” fisicamente i miei capitali in Italia.
Questo mi permette non solo di sfruttare la riduzione
fiscale conseguenza del cosiddetto “interesse composto” (pagare tasse tutti gli
anni significa pagarne di più rispetto al caso “tutte insieme alla fine”), ma,
soprattutto (in questi tempi), di decidere quando “far rientrare in patria” i
miei soldi, ossia, indirettamente, “a quale governo pagare le mie tasse”.
Perché, sia chiaro anche per i cerebrolesi rossi (perdonate
la ripetizione), stiamo parlando di capitali usciti legalmente in chiaro
dall’Italia, investiti legalmente in chiaro in Svizzera, che rientreranno
legalmente in chiaro in Italia, pagando legalmente in chiaro le tasse che IN
QUEL MOMENTO saranno da versare….. A CHI PARE A ME……