venerdì 17 maggio 2013



Rispondo alle mille domande su “cos’era” il “fondino” nato l’anno scorso: gli svizzeri partono dal presupposto che un qualunque non-cerebroleso sia in grado, magari opportunamente aiutato da un amico o dal proprio legale di fiducia, di comprendere appieno una strategia di investimento opportunamente illustrata su un pezzo di carta AUTORIZZATO ed UFFICIALE a prova di cretino.

L’Italia e, più “in esteso”, la comunità europea, pensano invece, e molto probabilmente a ragione, che i propri cittadini siano un branco di cretini senza speranze, e che anche laddove una strategia di investimento venga magnificamente illustrata, loro possano “non capirci un accidente” ed imbarcarsi in un’avventura che non hanno assolutamente capito, rischiando la vita perché “il mondo è pieno di squali”, quindi qualcuno potrebbe approfittarsi del loro handicap cerebrale.

A causa di tale disparità di pensiero, mentre per i cittadini cretini dell’UE esiste una sorta di “marchio DOC”, ossia un investimento “autorizzato UE” studiato appositamente per i cretini, per i cittadini svizzeri non esistono limiti alle regole d’investimento, purchè queste siano compiutamente specificate in anticipo in un documento scritto a prova di cretino.

Ovviamente l’interesse degli squali di Bruxelles non è certo salvaguardare gli interessi dei piccoli investitori UE, quanto quello di convincerli a dirottare tutti i loro risparmi verso qualcosa di più “controllabile dall’alto”, ossia titoli “nostrani” (nel senso di “facilmente manipolabili dalle banche comunitarie”), soprattutto obbligazionari (più “rigidi” di quelli azionari).

E così si sono inventati un insieme di rigide regole per “ingessare” qualunque “tentativo di (buon) investimento” in fondi comuni e gestioni patrimoniali professionali, del tipo vietare lo short (altrimenti chiunque shorterebbe in condizioni di mercato negativo, invece che rimanere ingessato con le braghe calate a vedere i propri titoli crollare), vietare le “leve” (altrimenti chiunque potrebbe “amplificare” i propri guadagni, dimostrando a sé e agli altri come sia facile investire bene), vietando i derivati “seri” (come le opzioni, dove se perdi, perdi un “pochissimo pre-quantificato”, se vinci, vinci spesso da urlo), vietando la possibilità di “stare al 100% in liquidità” quando “non si capisce bene dove stia andando il mercato” (altrimenti chiunque uscirebbe dalle borse in condizioni di mercato “dubbioso”, lasciando a secco gli speculatori amici di Soros), e via dicendo…….

Per gli svizzeri non esiste alcun divieto, alcun obbligo, alcuna direttiva, alcun “consiglio”, purchè tutto ciò sia magnificamente, preventivamente spiegato in un documento cartaceo ufficiale al potenziale investitore (anche cretino): chiunque, ad esempio, potrebbe decidere di creare un fondo, una sicav, una gestione patrimoniale ecc., che investa esclusivamente in titoli di aziende biotech la cui presidentessa porti almeno una quinta “naturale” o una sesta “rifatta”, purchè dichiari tutto ciò in un documento cartaceo “a prova di cretino”, e non troverà alcun “salvatore della patria” che abbia a che dire con tutto ciò, situazione che permette a chi ci sa fare di trovare sul mercato investitori evoluti che abbiano intuito che l’analisi tecnica è solo un alibi per i madornali errori dei grandi gestori, e che le “regole UE” sono solo l’ennesimo tentativo di ingessare l’imprenditorialità di pochi “capaci” con un insieme di “paletti” che rappresentano risaputamente l’esatto opposto delle “regole di buona gestione”.

Ma non solo: gli “investimenti autorizzati UE” diventano, con la scusa della “sicurezza del futuro”, ancor più “ingessati” nel caso in cui il fondo/gestione in questione sia “studiato a fini assicurativo-previdenziali”, occasione in cui viene utilizzato lo specchietto per allodole di un micro-risparmio fiscale che, nella realtà rappresenta ovviamente un “vantaggio” esclusivamente nel caso di “discreti gains”, che però a loro volta non possono mai essere realizzati proprio a causa dei ridicoli “vincoli/paletti” dovuti alla presunta “sicurezza” (di cui sopra).

Gli investimenti in Svizzera, essendo “esterni” alle “autorizzazioni UE”, possono bypassare tutti i vincoli appositamente studiati per “perdere soldi”, ivi compresi gli investimenti “a fini assicurativo-previdenziali” per i quali una serie di accordi bilaterali prevedono il “tax-delay”, ossia io italiano investo oggi, ma le tasse le pago solo quando “faccio rientrare” fisicamente i miei capitali in Italia.

Questo mi permette non solo di sfruttare la riduzione fiscale conseguenza del cosiddetto “interesse composto” (pagare tasse tutti gli anni significa pagarne di più rispetto al caso “tutte insieme alla fine”), ma, soprattutto (in questi tempi), di decidere quando “far rientrare in patria” i miei soldi, ossia, indirettamente, “a quale governo pagare le mie tasse”.

Perché, sia chiaro anche per i cerebrolesi rossi (perdonate la ripetizione), stiamo parlando di capitali usciti legalmente in chiaro dall’Italia, investiti legalmente in chiaro in Svizzera, che rientreranno legalmente in chiaro in Italia, pagando legalmente in chiaro le tasse che IN QUEL MOMENTO saranno da versare….. A CHI PARE A ME……