lunedì 13 gennaio 2014



Altra risposta “multipla”: la maggioranza bulgara degli obiettivi (ed “accessori” interni ed esterni al corpo macchina) recentemente in circolazione, sono stati progettati “pensando alle vecchie reflex 35mm”, era quindi scontato che, almeno inizialmente, anche le nuove “macchine digitali” si uniformassero a quella sorta di “standard”.

Per “copiare tale e quale” una reflex 35mm, il passo “scontato” era per i progettisti quindi mantenere le stesse proporzioni nel sensore digitale (e “dintorni strutturali”) rispetto alle vecchie “analogiche”, ossia creare quel sistema che conosciamo come “full-frame digitale”.

Ma, per ora, un sensore così “grande” costa un’esagerazione e “occupa molto spazio”, con conseguente “peso”, quindi è alla portata di fotografi ricchi e palestrati (dopo tanti anni di “nuove tecnologie”, non si riesce ancora a produrre una buona “full frame” che costi meno di 2.000 euro “solo corpo”, e che possa essere trasportata e utilizzata con “comodità”…… per cui viene spesso “lasciata a casa” a favore di una “scadente” seconda scelta “da taschino”…. Magari anche solo, sigh, un i-phone…………………………..).

Se si voleva rendere “universale” l’utilizzo del digitale, occorreva quindi ridurre “spazi” e “pesi” (quindi “costi”), soluzione praticabile solo nei limiti della “sensibilità tecnologica” del sensore, che più si “restringe” e “peggio lavora” (a parità di tecnologia di costruzione/produzione utilizzata).

E così è emerso un secondo “standard”, conosciuto come “aps-c”, sufficientemente “ridotto” nell’ingombro e nei costi da rendere avvicinabile la fotografia digitale a quasi tutto il potenziale pubblico amatoriale, senza però rinunciare a “troppa qualità”.

Ma nemmeno questo standard ha avuto il successo sperato, secondo gli “esperti di marketing” a causa dell’ancora eccessiva “monumentalità” degli oggetti finali, e alla contemporanea non-schiacciante supremazia qualitativa rispetto ad altri “concorrenti” di nuova generazione, come i “telefonini”, la cui doppia funzionalità gioca un ruolo determinante nella “visione” che il grande pubblico ha dei “costi” e della “portabilità” dei due oggetti.

A questo punto dell’evoluzione della fotografia digitale, quindi, i “colossi” del mondo industriale fotografico hanno iniziato ad intraprendere differenti “strade evolutive” alla caccia del miglior compromesso “miniaturizzazione/qualità superiore ai telefonini”: l’introduzione della tecnologia “CMOS retroilluminata” nei sensori, ha portato alla costruzione di “oggetti” addirittura “da taschino”, ma contemporaneamente dotati di buona parte delle “meraviglie” di una “reflex monumentale” e di una qualità al di fuori della portata degli i-phone, garantendo “prospettive di vita” ad un settore che sembrava sempre più in crisi.

Ora che con le fotocamere genericamente conosciute come “mirrorless”, il pubblico può avere nel taschino qualcosa di spesso più piccolo, “comodo” e “performante” di un i-phone5, la sfida per il futuro è quella di rendere questi “oggettini” il più “inavvicinabili” possibile per Apple sia dal punto di vista delle “meraviglie” ereditate dalle “monumentali reflex”, sia e soprattutto da quello della “qualità”, sperando che lo “scopo fotografico” delle nuove generazioni non si fermi al postare su Facebook una 640x480 del pirla ubriaco di turno……..

Con questa “prospettiva futura”, sembra che dalla collaborazione dei due colossi Panasonic e Fuji sia nato in laboratorio un fenomenale prototipo di “sensore organico” studiato appositamente per “starci bene” (soprattutto dimensionalmente) in un oggetto “da taschino” come le suddette “mirrorless” progettate e commercializzate (discretamente) dai due colossi.

Tale prototipo utilizzerebbe un substrato organico realizzato in posizione intermedia tra il CMOS “tradizionale (ma “più stretto”) e la “fonte di luce esterna”, una “trovata” rivoluzionaria che, si dice, garantirebbe ad un “piccolissimo sensore da mirrorless” di “ridicolizzare (e anche di più)” sia in banda dinamica, sia in “rumore recuperato agli alti ISO”, l’attuale migliore sensore full frame esistente sul mercato, quello della Nikon D800…………………. Anni luce dall’i-phone5……….

La concorrenza ribatte che si tratta di vedere “quanta acqua passa sotto i ponti” tra un “sensore prototipo sperimentale” prodotto singolarmente in laboratorio, e quello “finale” prodotto su larga scala, ma è evidente che il futuro ha preso definitivamente la direzione di un utilizzo come fermacarte delle attuali migliori reflex full-frame.


Risposta “multipla” per tutti gli interessati: nei test sui sensori, i due parametri più importanti sono il “lanscape/dinamic range” e lo “sport/lowLight ISO”.

Il primo, che in italiano tradurremmo in “gamma dinamica”, potrebbe essere “descritto” come la gamma, l’intervallo di “diverse sfumature” che il sensore in esame è in grado di rilevare/registrare (e trasmettere alla CPU per l’elaborazione) tra il “bianco assoluto/puro” ed il “nero assoluto/puro”, che sono ovviamente gli estremi di rilevamento.

Il secondo è più difficile da “tradurre in parole”, ma probabilmente più “facile” da intuire: è stata stabilità una soglia di “rumore/disturbo” conseguente all’esasperazione della sensibilità imposta dall’utente/fotografo al sensore (gli “ISO”), il parametro in questione ci dice “a quanti ISO ci arriva” il nostro sensore.

Ossia, i sensori meno performanti nei confronti della “sensibilità”, ossia alle “basse luci/alti tempi di scatto”, raggiungono il suddetto “punto critico” (oltre il quale la qualità della foto decade rapidamente) a “pochi ISO” (intorno ai 200 per le “normali compatte”), i migliori sensori full frame (tutti Nikon, ma spesso progettati per lei dalla Sony, come quello della D800) lo raggiungono intorno ai 3000 ISO.
100% liquidità
chiuse goog
target 100% GOOG 1142,50
short 1000 goog 1147
short 1000 goog 1145,65
100% liquidità
chiuse beam
target beam 83,30
short 3k BEAM 83,45