venerdì 11 dicembre 2009

Dell’Utri e il Milan: l’autogol dei pm


Doveva essere un rigore a porta vuota, s’è trasformato in autogol.

La partita processuale che attraverso la raccomandazione «mafiosa» di un ragazzino alle giovanili del Milan, avrebbe dovuto segnare la sconfitta di Marcello Dell’Utri e cristallizzare, più di qualsiasi altra «prova», il suo rapporto con i boss Graviano, non ha prodotto gli effetti sperati dall’accusa.

Quella che sembrava la prova regina s’è rivelata un flop.

La storia, riesumata da Spatuzza, riguarda gli inizi di «carriera» di Gaetano D’Agostino, oggi affermato centrocampista dell’Udinese, in estate corteggiato dal Real Madrid.

Tutto ha inizio nel 1992 quando Gaetano, che con i piedi ci sa fare, ha 10 anni.

Suo papà, Giuseppe, sogna di vederlo crescere calcisticamente in un club di livello. Così approfitta di un amico, Carmelo «Melo» Barone, presidente della Palermo Olimpia, che gli organizza un provino al Milan.

Il test ha successo ma l’arruolamento nelle «giovanili» rossonere salta perché Gaetano è troppo giovane e la sua famiglia, che dovrebbe badare a lui, non è residente a Milano.

Barone prova così a contattare più volte Marcello Dell’Utri - conosciuto anni prima per motivi calcistici - ma riesce a parlare solo con le segretarie dello stesso.

Giuseppe D’Agostino, a verbale, conferma che Barone e Dell’Utri si erano conosciuti «sempre perché c’era di mezzo il calcio» e che in occasione del viaggio a Milano, «Melo» chiamò con l’intenzione di chiedere una cortesia a Dell’Utri affinché trovasse un lavoro a D’Agostino senior così da permettere il passaggio del ragazzo al Milan attraverso il trasferimento della famiglia a Milano.

D’Agostino jr non viene preso.

Se ne riparlerà, forse, nel ’94 quando avrà 14 anni e potrà passare regolarmente dalla sua famiglia a quella del Milan.

Tempo pochi mesi e Barone muore in un incidente stradale.

Tempo due anni e nel gennaio del ’94 il nome di Barone torna d’attualità perché D’Agostino senior, salito a Milano per far fare un nuovo provino al figlio, viene arrestato nel ristorante «Gigi il cacciatore» in compagnia di Giuseppe e Filippo Graviano, i boss di Brancaccio latitanti a Milano.

Per la procura di Palermo, due più due (Barone e D’Agostino, di qua, i fratelli Graviano di là) fa «Dell’Utri mafioso».

Per dimostrarlo i magistrati ipotizzano che dietro al secondo provino di D’Agostino jr ci sia lo zampino dei Graviano vicini a Dell’Utri.

Il percorso è tortuoso, anche perché prove non ce ne sono.

Carmelo Barone non era mafioso, non aveva precedenti a carico pendenti o pregiudizi penali, e per ammissione dello stesso D’Agostino ai pm, «non era assolutamente un malavitoso, l’ho conosciuto come una persona per bene».

Quanto alla frequentazione coi Graviano, il papà della stella dell’Udinese conferma che l’interessamento del boss fu diretto esclusivamente a trovargli un posto di lavoro.

Mai, dunque, i due boss gli fecero il benché minimo cenno a contatti con i dirigenti del Milan.

Men che meno a Dell’Utri, con cui D’Agostino non parlò mai.

Anzi, «se lui (Giuseppe Graviano, ndr) avesse conosciuto persone nel Milan - riferisce D’Agostino senior a verbale - me l’avrebbe detto. La mia richiesta specifica era nel campo del lavoro (...) perché mi faceva piacere che il ragazzo vivesse in quel contesto. Il problema era solo il lavoro, lui (il boss, ndr) non mi parlò mai di conoscenze a Milano».

Basterebbe questo a chiudere la pratica.

E invece la procura si è accanita su Dell’Utri perché, a suo avviso, avrebbe mentito non ricordandosi, all’inizio, di chi fosse Barone; perché quest’ultimo, secondo un pentito, non era poi uno stinco di santo visto che nel suo negozio di tessuti frequentava loschi figuri (che venivano a riscuotere il pizzo); perché comunque una vaga «raccomandazione» del giovane D’Agostino venne fatta da Dell’Utri, come riferito da alcuni preparatori atletici del Milan; perché, soprattutto, la raccomandazione dei Graviano per un posto di lavoro a D’Agostino non è da intendersi alla «Eurocommerciale» bensì all’«Euromercato», società in parte rilevata dalla Standa vicina a Berlusconi.

Fine del flop.