giovedì 15 settembre 2011

Risposta per Mike7, ma interessante in generale.

Più è "lunga" la focale, meno "angolo di campo" inquadro, quindi più la mia "foto" finale diventa sensibile ad eventuali movimenti dovuti allo "scatto" (anche un solo millimetro di "movimento" del mio corpo macchina, dovuto alla pressione sul pulsante di scatto, si ripercuote in una "variazione temporanea di inquadratura" che può spostare di diversi metri l'inquadratura finale, ossia non solo non "centro"il soggetto, ma addirittura "vedo tutto sfuocato").

La "regola non scritta" delle vecchie macchine fotografiche, è che se la "focale" è "Xmm", il tempo va impostato su "1/X" per sicurezza: ad esempio, se utilizzo un tanto vituperato 1300mm, devo impostare almeno 1/1000 di secondo, meglio 1/2000, per minimizzare il "rischio di mosso"

In linea di principio tale "regola non scritta" vale anche per le nuove reflex digitali, ma l'avanzata tecnologia ha permesso alle grandi case costruttrici di "inventare" qualcosa che "stabilizzi" la fotocamera e/o l'obiettivo, in modo da poter scattare foto "ferme" anche con tempi decisamente minori.

Esistonpo a tale proposito due "linee di pensiero": la prima dice che è meglio "stabilizzare il corpo macchina" utilizzando meccanismi di compensazione sul sensore (che "si sposta per compensare i tremolii"), la seconda dice che è meglio che tale meccanismo agisca sul singolo obiettivo (= esterno alla macchina).

Il vantaggio dello stabilizzatore sul corpo macchina, è che qualunque obiettivo "gli si metta davanti", questo lo "stabilizzerà".

Conseguente vantaggio: posso acquistare, magari al mercatino online o "alla fiera", vecchie, ottime e poco costose ottiche, e "adattarle" alla mia nuova reflex, che tanto questa "le stabilizza tutte".

Nikon però oppone una questione di principio: ogni singola ottica "reagisce in modo diverso all'effetto-mosso", quindi deve essere studiato un meccanismo specifico per ogni ottica, che va quindi inserito nell'obiettivo e non nel corpo macchina.

Allo stato dell'arte è molto difficile "vedere le differenze" tra i risultati dei due differenti approcci, quindi meglio scegliere in base "a cosa si vuole fare in futuro".